Valsabbia

Santerìa, tracce del culto fuori dal cimitero

Oggetti riconducibili alla «Regla de Ochà» sono stati ritrovati dalla Polizia locale
Rituali misteriosi. Gli oggetti rinvenuti fuori dal cimitero di San Zenone
Rituali misteriosi. Gli oggetti rinvenuti fuori dal cimitero di San Zenone
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Tutto (o quasi) il necessario per praticare il culto della Santerìa. Dove? Abbandonato all’esterno del cimitero. È davvero sorprendente quanto ritrovato in una grossa borsa in plastica abbandonata all’esterno del cimitero di San Zenone.

«La segnalazione è arrivata da un cittadino - riferisce Adolfo Vespignani, responsabile di vigilanza della Polizia locale. - Un agente si è recato sul posto e ha prelevato il borsone, che è stato portato nei nostri uffici, e qui aperto e svuotato». Ed ecco la sorpresa. Perché quanto custodito si è rivelato tutt’altro che comune.

A spiccare sul resto, una statua di terracotta dipinta a mano, effigiante una figura umana con un serpente avvolto intorno alle spalle. Insieme, un vaso colmo di minuscoli oggetti: cerchietti e chiodi in metallo arrugginito, ferri da cavallo, una collana di perline colorate, un corno caprino con la base rivestita di raso rosso. Ancora, un bastone ricurvo, conchiglie, monetine e un bicchiere a calice contenente un piccolo crocifisso argentato.

«Abbiamo subito pensato che dovesse trattarsi di materiale destinato a qualche rito - spiega Vespignani, - e abbiamo deciso di rivolgerci a un esperto». A effettuare l’esame è stato chiamato Paolo Maggi, autore di importanti pubblicazioni sui culti settari.

«Credo di poter affermare - sottolinea nella sua relazione - che quanto rinvenuto testimoni la presenza in loco, o nelle vicinanze, di persone che praticano la "Regla de Ochà", meglio conosciuta come "Santerìa", riferibile a culti che fondono elementi dell’antica religiosità africana con il cattolicesimo, e oggi diffusi in centro e sud America». Perché la scelta del cimitero per depositare tali oggetti? Possibili, secondo Maggi, due interpretazioni.

«Qualcuno, praticante della Regla, si è recato al camposanto perché vi è sepolto un correligionario e ha dunque inteso fare un’offerta votiva a beneficio del defunto; oppure, ritenendo il cimitero un luogo carico di energie spirituali, lo ha giudicato adatto per effettuarvi un rito».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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