Valsabbia

Pertica Bassa: sarà recuperata la Malga Sacù che ospitò la brigata Perlasca

L'obiettivo è di preservarne l’ambiente storico rurale. Una volta sistemata non è previsto che possa fungere da rifugio
Come si presenta oggi l’ex Malga Sacù - © www.giornaledibrescia.it
Come si presenta oggi l’ex Malga Sacù - © www.giornaledibrescia.it
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Sono rimasti solo i sassi del perimetro e non sono state ritrovate fotografie che la ritraggono quando ancora c’era la copertura. Si tratta della Malga Sacù, a poche centinaia di metri dalla vetta della Corna Blacca, sul territorio comunale di Pertica Bassa. La si vede sulla destra, qualche decina di metri sotto, a quota 1600-1700, percorrendo il sentiero che sale in vetta dopo il valico di Pezzeda Mattina e poi dal Passo di Prael. Ora solo un vecchio cartello ne ricorda il nome. La Comunità montana di Valle Sabbia ha deciso di recuperarla, come già fatto per altre strutture montane della zona, per preservare l’ambiente storico rurale. Hanno subito sposato l’idea anche i partigiani delle Fiamme Verdi.

La Malga Sacù, infatti, pur trattandosi di un semplice e piccolo locale con tetto spiovente, è stata di fondamentale e strategica importanza durante la guerra di Liberazione, quando vi fece base una Brigata delle Fiamme Verdi, la Perlasca. Qui vennero poste le basi della Resistenza valsabbina, con Toni Doregatti che ne prese il comando. «Non essendo riusciti a recuperare alcuna immagine dell’epoca, per il suo fedele recupero siamo stati costretti ad affidarci alle memorie dei montanari» ci dicono nella Casa della Valle di Nozza. Entro qualche settimana sarà pronto il progetto, affidato a un architetto valtrumplino e a un geometra delle Pertiche, che dovrà poi passare il vaglio della Sovrintendenza.

In primavera

«Se dall’ente non arriveranno ostacoli o prescrizioni dopo 120 giorni i lavori potranno iniziare: prevediamo possa accadere entro la prossima primavera», ci ha detto Giambattista Guerra, sindaco di Barghe, «trait d’union» fra la Comunità montana e l’associazione partigiana. Non sarà un intervento semplice da attuare: per i materiali la zona è raggiungibile solo con l’elicottero. Ci vorranno circa 50mila euro, sborsati da Comunità montana ed eventuali sostenitori dell’iniziativa. Non è previsto che la Malga Sacù, una volta sistemata, possa fungere da rifugio o bivacco, per come li si intendono oggi: strutturati e gestiti. Certo potrà essere un riparo sicuro e la sua presenza, unita a un arredo consono da piccolo eco-museo, potrà ricordarne le vestigia.

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