Valsabbia

Omicidio Mantovani, chiusa l’indagine con un solo indagato

Giancarlo Bresciani ospitò in casa Jessica, che poi venne trovata senza vita a Prevalle. Le sue parole: «Non l’ho uccisa»
Giancarlo Bresciani fuori da casa - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Giancarlo Bresciani fuori da casa - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
AA

Il primo indagato è ora l’unico, al momento, che rischia il processo. La Procura di Brescia con il pubblico ministero Gianluca Grippo, ha infatti chiuso le indagini sulla morte di Jessica Mantovani, la 37enne trovata senza vita a giugno 2019 nel cassone della centrale idroelettrica di Prevalle.

Nei confronti di Giancarlo Bresciani, 53 anni, l’ipotesi di reato è di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Avrà ora 20 giorni di tempo per presentare memoria scritta o per farsi interrogare. È l’uomo che la sera del 12 giugno di tre anni fa ospitò in casa sua Jessica Mantovani.

Quella sera. «È già andata via» disse Bresciani attorno alle 21.30 parlando al telefono con il padre della vittima che aveva accompagnato la figlia nel pomeriggio in quella casa e che voleva andare a riprenderla. Il corpo di Jessica venne ritrovato il giorno dopo. Durante le indagini a casa di Giancarlo Bresciani sono state trovate tracce di sangue della 37enne. Ma anche del proprietario dell’abitazione a Prevalle e di un amico, Marco Zocca, per il quale la Procura ha chiesto l’archiviazione, già impugnata dai legali della famiglia Mantovani che hanno presentato opposizione all’archiviazione.

Per chi indaga Jessica Mantovani, nel corso di una serata a base di droga, è stata picchiata e poi portata nella centrale idroelettrica e abbandonata. Una ricostruzione cristallizzata dagli inquirenti anche sulla scorta di quanto riferito dopo l’autopsia. «Il quadro lesivo di natura contusiva apprezzato sul cadavere è da ricondurre a diversi urti violenti del corpo della donna contro una superficie resistente, piana o smussa, priva di angoli acuminati e di margini taglienti, quadro compatibile, con l’impiego di mezzi di offesa naturali come calci e pugni» hanno scritto il professor Andrea Verzeletti e la dottoressa Anna Antonietti nella loro relazione agli atti dell’inchiesta.

«Non l’ho uccisa». Giancarlo Bresciani, che aveva già ammesso di aver consumato cocaina con la vittima, la serata tra il 12 e il 13 giugno 2019, ripete di non averla uccisa. «Non le ho fatto del male, le volevo bene, la conoscevano da tanto. Zocca quella sera non c’era nemmeno a casa» risponde al telefono quando gli si chiede della chiusura indagini. «So - aggiunge il 53enne di Prevalle - che dovrò affrontare un processo e che le accuse sono gravissime. Io non ho mai avuto problemi con la giustizia. Non so chi possa averla uccisa».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato