Valsabbia

Omicidio Jessica, il padre sentito in Procura dopo 18 mesi

Giovanni Mantovani interrogato per un’ora come persona informata sui fatti. «Ora la verità»
La vittima. Jessica Mantovani
La vittima. Jessica Mantovani
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Da una parte è soddisfatto, ma dall’altra amareggiato. «Bene che la Procura abbia deciso di ascoltarmi, ma sono passati 18 mesi da quando mia figlia è stata uccisa. Diciotto mesi in cui nessuno mi aveva mai convocato».

Giovanni Mantovani si sfoga dopo un faccia a faccia lungo più di un’ora con il sostituto procuratore Gianluca Grippo che ieri mattina lo ha ascoltato come persona informata sui fatti. E il fatto in questione è l’omicidio di sua figlia. «Sto ancora aspettando la verità» ripete questo uomo segnato dal dramma che ha colpito lui e la sua famiglia nell’estate del 2019.

Giovanni Mantovani è il padre di Jessica, la 37enne di Villanuova recuperata senza vita a giugno di un anno fa nella centrale idroelettrica di Prevalle. «Il quadro lesivo di natura contusiva apprezzato sul cadavere è compatibile con l’impiego di mezzi di offesa naturali come calci e pugni» scrisse il medico legale Andrea Verzeletti dopo l’autopsia. Per il consulente medico degli avvocati Marino Colosio, Bianca Scaglia e Francesca Scagliola, legali della famiglia della vittima, «la frattura del naso, la lacerazione delle labbra sono state provocate da percosse; analoga spiegazione - scrive il professor Andrea Gentilomo - può avere la frattura delle costole».

«Ora la verità». Il padre l’aveva vista viva per l’ultima volta due giorni prima del ritrovamento del cadavere. «Ho ricostruito al magistrato la serata dell’11 giugno quando ho portato Jessica a casa di quello che oggi è uno dei due indagati». La donna passa una parte della serata nell’appartamento di Giancarlo Bresciani, il 52enne accusato a piede libero di omicidio volontario e distruzione di cadavere.

Con loro c’è anche il 23enne Marco Zocca, vicino di casa di Bresciani e pure lui indagato per l’omicidio della 37enne. «Jessica mi aveva chiamato dal telefono di Bresciani attorno alle 20.30 chiedendomi di andare a riprenderla e le ho chiesto di aspettare ancora un po’» ricorda Giovanni Mantovani. «Quando alle 21.30 ho richiamato quel numero mi ha risposto Bresciani dicendo che mia figlia alle 21 era già andata via da sola». Dove? Con chi? Non ci sono risposte. Di certo c’è che in casa dell’indagato più anziano sono state trovate tracce di sangue della 37enne, alcune anche con un doppio profilo genetico: quello della donna unito a quello dell’indagato più giovane. «Ora - dice il padre di Jessica dopo essere stato ascoltato in procura - chiedo di arrivare alla verità. Da troppo tempo sto aspettando».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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