Omicidio Bugna, Bruno Lorandi ricorre alla Corte Europea
Per la giustizia italiana e per i parenti della vittima il caso è chiuso definitivamente. Con la condanna all’ergastolo. Così come per la Corte d’assise di Venezia, e poi la Cassazione, che hanno negato la revisione del processo. Bruno Lorandi però non si rassegna e ricorre alla Corte Europea dei Diritti dell'uomo.
Il marmista di Nuvolera sta scontando nel carcere di Bergamo il fine pena mai per l’omicidio della moglie Clara Bugna avvenuto il 10 febbraio 2007. Lorandi ha firmato il ricorso scritto dal suo storico legale Alberto Scapaticci.
«Secondo noi sono state commesse diverse violazioni dei principi e dei diritti umani. Dal principio di presunzione di innocenza, alla violazione del diritto del giusto processo, fino al principio del contraddittorio». spiega l’avvocato bresciano, da sempre convinto dell’innicenza del suo assistito per quella che è diventata una battaglia legale. «Quando prendo l'impegno di difendere una persona, cerco di andare sempre fino in fondo. Lo faccio per un senso di dovere e per onorare la toga che porto» sono le parole di Scapaticci.
Il legale ha fin qui provato a smontare quella che tutti i giudici hanno definito una messinscena dell'imputato. Ovvero il tempo di utilizzo del ferro da stiro in casa Lorandi la mattina dell'omicidio. Per gli inquirenti era stato acceso dal marmista per simulare una rapina. Nell’ultima istanza di revisione la difesa, attraverso un’analisi sui consumi riletti con gli strumenti di oggi, ha sostenuto invece che il ferro da stiro era stato utilizzato per almeno 30 minuti, quando il marmista era già uscito per andare al lavoro. Ma Lorandi non è mai stato creduto.
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