«Non fu perquisizione violenta»: a processo va il cacciatore
I carabinieri Forestali non sono stati violenti, ma al contrario è stato il cacciatore a opporre resistenza e per questo dovrà essere processato.
È la conclusione alla quale è arrivato il gip Carlo Bianchetti che ha rigettato l’opposizione all’archiviazione di tre Forestali presentata dal legale di un cacciatore bresciano che aveva denunciato una perquisizione ritenuta violenta, che era stata ripresa da una telecamera installata all’esterno del capanno dell’uomo a Pozzuolo di Alone nel Comune di Casto in Valsabbia.
«La visione del filmato consente di percepire che contrariamente a quanto affermato dal cacciatore, egli si trovava di faccia agli operatori, sulla soglia del capanno, così evidentemente impedendo l’entrata ai carabinieri, i quali non lo afferravano da dietro, ma lo spostavano dall’ingresso, tirandolo verso di loro» scrive il giudice che aggiunge: «Il cacciatore si lascia cadere, gli operanti lo sorreggevano in modo da evitarne la caduta rovinosa al suolo, quindi dopo pochi secondi, lo aiutavano ad alzarsi. Peraltro che l’azione tenuta dagli operanti fosse diretta a vincere la resistenza scomposta dell’uomo a che si riuscisse a perquisire l’interno del capanno, lo prova il fatto che i fotogrammi successivi del filmato danno conto del tentativo del cacciatore di rientrare nel capanno a forza, anche spingendo un appuntato che cercava di impedirglielo».
In conclusione il giudice ha stabilito che: «La condotta documentata dal filmato non costituisce prova di una volontaria azione violenta degli operanti, bensì di un uso legittimo della forza per vincere la resistenza attuata dal cacciatore per opporsi al compimento dell’atto dei pubblici ufficiali».
La posizione dei due carabinieri forestali è stata archiviata, mentre a processo finisce il cacciatore bresciano per resistenza.
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