Molotov «anti rifugiati» contro l'hotel: le reazioni politiche
Unanime la condanna ad ogni forma di violenza, ma diversa, talvolta distante, la posizione sulla gestione dei flussi migratori e sulle migliori soluzioni da mettere in campo per far fronte ad un’emergenza che non accenna a rientrare.
L’episodio intimidatorio avvenuto a Carpeneda di Vobarno, dove nei giorni scorsi era stato annunciato l’arrivo di 35 stranieri ha suscitato l’immediata reazione della politica.
«Ogni episodio di violenza legato all'invasione clandestina, che ovviamente condanniamo, è responsabilità di un governo complice e incapace, che sta trasformando le città italiane in campi profughi» ha dichiarato il segretario della Lega, Matteo Salvini commentando il lancio di sassi e molotov contro l’hotel Eureka.
«La risposta alle scellerate decisioni dei governi Renzi e Gentiloni non può e soprattutto non deve essere quella della violenza»: condivide Viviana Beccalossi, di Fratelli d’Italia, assessore regionale al Territorio, che sottolinea come questi episodi siano la spia «dell’esasperazione dei cittadini, che si sentono vittime di una forma di razzismo al contrario» e che auspica un inversione di otta da parte del Governo.
«Evitare di andare allo scontro su un tema delicato come quello della gestione dei profughi» è invece l’invito che arriva dal consigliere regionale del Pd Gian Antonio Girelli, che si augura da un lato che al più presto vengano individuati e puniti gli esecutori di un atto così grave, e dall’altro si possa aprire una sera riflessione sul tema. «Ripensare in metodi e i numeri dell'accoglienza è indispensabile – ha detto Girelli – dal livello europeo a quello locale» .
Condanna anche da Stefano Maullu, europarlamentare di Forza Italia, che però sottolinea il disagio del paese: «Il deprecabile gesto di violenza racconta di un Paese che non riesce piu' a gestire l'esasperazione dovuta all'invasione, nei propri territori. Per fortuna la maggioranza degli italiani e' capace di manifestare il suo dissenso verso questa vergogna di Stato in modalita' civili e non violente».
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