Mancano medici di base: a Serle e Preseglie ambulatori territoriali con volontari

In provincia di Brescia mancano medici di medicina generale. Attualmente sono scoperti 75 posti e sono circa 50mila i bresciani che non hanno un medico di base fisso. Molti cercano assistenza da un altro medico di famiglia in zona, ma non ovunque è possibile. Ecco perché in due comuni, Serle e Preseglie, sono stati attivati ambulatori di medicina territoriale.
«I cittadini degli ambiti carenti possono trovare assistenza da altri medici di medicina generale dello stesso ambito, ovviamente a patto che abbiano ancora disponibilità. Oppure da altri medici che, volontariamente, accettano di aumentare a 1.800, ma anche fino a duemila il numero degli assistiti - spiega Elena Belli, direttore del Servizio Governo delle Cure primarie dell’Agenzia di tutela della Salute di Brescia -. Dove questo non è possibile, abbiamo attivato degli ambulatori di medicina territoriale. Sono aperti a Serle e a Preseglie. In ciascuno dei due ambulatori, individuati in un posto fisso perché ci sembrava più appropriato rispetto a ambulatori itineranti, ruotano medici a contratto per venti ore alla settimana. A Serle gli assistiti sono settecento, a Preseglie novecento».
La risposta degli ambulatori di medicina territoriale è una misura diversa rispetto a quella degli «ambulatori temporanei diffusi» indicata da Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia e contenuta negli indirizzi di programmazione di Regione Lombardia. «Diversa, ma non in contraddizione. L’una e l’altra sono applicabili in base alle necessità: per realtà di dimensioni ridotte, riteniamo che la soluzione adottata a Serle e a Preseglie sia la più adatta - aggiunge la dottoressa Belli -. Per situazioni con un numero maggiore di assistiti senza medico, di certo ricorreremo agli ambulatori diffusi».Come funzionano
Gli ambulatori territoriali diffusi, così come descritti negli «indirizzi di programmazione 2023» approvati dalla Giunta regionale lo scorso 28 dicembre, possono essere attivati (lo prevede anche l’accordo integrativo regionale 2022 per la Medicina generale) nei giorni diurni feriali. I medici che opereranno in tali ambulatori saranno retribuiti con 40 euro all’ora. «Ulteriore soluzione alla criticità che determina, di fatto, un grave disagio a migliaia di cittadini che non hanno un proprio medico di medicina generale e, quindi, sono sprovvisti di assistenza primaria - si legge nella delibera degli indirizzi -potrebbe essere quella di richiedere ai medici la disponibilità a prestare, al di fuori del proprio orario di servizio e senza penalizzazione delle proprie attività di ambulatorio, un servizio di assistenza primaria ai cittadini temporaneamente sprovvisti di medico».
Ancora: «Il servizio proposto trae in parte spunti e logiche comuni da servizi analoghi, quali ad esempio il servizio di guardia medica o il servizio di assistenza primaria a favore dei cittadini stranieri in temporaneo soggiorno in Italia. Si propone una sperimentazione di durata semestrale, al termine della quale verrà effettuata una valutazione sugli esiti della stessa per una sua eventuale estensione temporale».
L'esperimento di Bergamo
Il progetto degli «ambulatori diffusi» è in sperimentazione da settembre a Bergamo (vi ha aderito il 22% di medici di medicina generale operanti sul territorio) e tra le prestazioni più richieste dai cittadini, pari all’81%, è la prescrizione di ricette. Sta partendo a Pavia e - sostiene Bertolaso e conferma Ats Brescia - «si svilupperà per gemmazione nelle altre Ats lombarde». Le linee guida prevedono l’adesione volontaria del medico di medicina generale sulla base delle proprie disponibilità orarie; la possibilità di visitare nel proprio studio; la remunerazione a prestazione e non a orario e l’eliminazione di molta burocrazia.
Un sistema che - come spiega Bertolaso - si basa su tre cardini. Il primo, l’adesione su base volontaria: ciascun medico può dare la propria disponibilità per un certo numero di ore, a totale discrezione. Nei loro ambulatori visiteranno cittadini che non sono loro assistiti. Il cittadino che ha bisogno della visita e non ha il suo medico, può fissare un appuntamento in farmacia, ma anche nelle Case di comunità o attraverso una app dedicata «che sarà disponibile a breve» promette Bertolaso. «Certo, non risolveremo in questo modo il problema della carenza dei medici di famiglia - sottolinea Bertolaso -, ma con tante gocce di problemi se ne possono risolvere molti».
Nel documento di programmazione è specificato che «il servizio proposto trae spunti e logiche comuni da servizi analoghi, quali ad esempio il servizio di guardia medica o quello di assistenza primaria a favore dei cittadini stranieri in temporaneo soggiorno in Italia...l’attività dei medici disponibili potrebbe essere svolta nelle Case di Comunità, oppure in spazi messi a disposizione dai Comuni e, anche, negli ambulatori dei medici stessi».
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