Lo zafferano di Matteo e Chiodo arriva in Cisgiordania per aiutare le donne
Un terreno arido, ma permeabile all’acqua, un sistema di irrigazione goccia-goccia e tanta passione. Sembra non serva molto altro per realizzare una piantagione di «crocus sativus» ed estrarre dai suoi fiori, grammo dopo grammo, il prezioso zafferano.
In realtà non è così: il procedimento di raccolta e tostatura richiede impegno giornaliero e soprattutto abilità manuali. Impossibile meccanizzare le operazioni. E da qualche tempo lo zafferano viene prodotto anche in Valle Sabbia, in due appezzamenti di terreno di Treviso Bresciano e Villanuova sul Clisi, dalla Agdor, società agricola con sede a Prevalle, che ha vinto anche un bando dell’Agenzia Italiana di Cooperazione e Sviluppo (Aics) con un progetto di coltura dello zafferano avviato in Cisgiordania, nei territori palestinesi, a West Bank. Ma andiamo con ordine.
In campo
Ad occuparsi dei «crocus», mettendo a frutto le rispettive competenze sviluppate nel mondo delle cooperative sociali in Valle e in quello della cooperazione internazionale, sono i valsabbini Corrado Bontempi (Chiodo per tutti) e Matteo Tebaldini. Una scommessa nata sei anni fa quella di produrre zafferano in Valle Sabbia, con «numeri» che al momento non permettono certo di considerare come redditizia l’impresa: vengono prodotti infatti circa 80 grammi di spezia ogni anno che, distribuiti in alcuni ristoranti o fra i gruppi di acquisto solidale, rende meno di 1.500 euro. Assai più interessante invece ciò che sta nascendo in Cisgiordania, in collaborazione con Ucasc (consorzio di cooperative palestinesi).
In Palestina
Con Chiara, Elisabetta e Flavia, che hanno ideato il progetto seguendone anche le pratiche burocratiche necessarie, è nata una cooperativa di sole donne dedita alla coltivazione del crocus sativus. Il Covid non ha aiutato: i «nostri» hanno dovuto affidarsi alle impressioni fotografiche di un campo e ad un agronomo locale per poter far partire per tempo il progetto. Si pensi che per dare indicazioni sulla coltivazione ed estrazione dello zafferano è stato realizzato un video-tutorial in Valsabbia e poi spedito. Solo in seguito Chiodo e Matteo hanno potuto recarsi sul posto per verificare che tutto fosse a posto.
L’obiettivo della cooperativa di donne palestinesi è la produzione di zafferano, da distribuire poi coi canali del commercio equo e solidale. Intanto però l’oro rosso prodotto è stato affidato ad una cooperativa che ne ha fatto saponi e olio d’oliva aromatizzati. La prima fornitura arriverà in Italia nei prossimi giorni, su un banchetto che sarà presente alla festa di Radio Onda d’Urto fra il 15 ed il 20 agosto. Il ricavato servirà per sostenere ed ampliare il progetto palestinese. Se qualcuno volesse saperne di più, Chiodo risponde al 345.0368657.
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