Valsabbia

La postina mountaintrotter: «È il bello del mio lavoro»

Una quotidianità vissuta su e giù per i tornanti: cosa significa lavorare in una comunità di 130 abitanti a quasi 1.000 metri di altitudine
MAGASA, POSTE... A DOMICILIO
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La metà del giro del mondo in un anno. Ventunomila chilometri e poco più, macinati fra Idro e tutta la Valvestino, su e giù per i tornanti a bordo di una Panda 4x4. La mountaintrotter è Romina Gozzetti, da un anno e mezzo postina - o «ufficial de posta», come si dice da quelle parti - di Magasa, Capovalle e frazioni fino al lago.

Portalettere di nomina, ma di fatto molto di più. Quello di Romina è un servizio variegato, che agli occhi esterni dei profani sembra quasi una spedizione-missione e che nella realtà agisce spesso come collante tra le vite dei centrotrenta abitanti di Magasa e la quotidiana routine della bassa quota. «Ed è anche il bello del mio lavoro. Se per tanti dover salire fin quassù rappresenta uno svantaggio, per me i legami che intreccio con le persone costituiscono un valore aggiunto».

Trentotto anni, originaria di Persone, frazione di Valvestino, Romina Gozzetti ha una parte di dna fatta di lettere e francobolli: «Anche mia mamma lavorava alle Poste, come impiegata però - racconta -. Io ho cominciato nel 2013 a Roè, e poi sono passata nella zona di Idro, da dove parto ogni mattina, un giorno in direzione di Capovalle e l’altro di Magasa». Ingrediente base della sua giornata tipo sono i 95 chilometri fra le strade di montagna, con il sole o con la neve.

Finché non arriva a Magasa, dove lascia la macchina per portare la posta a piedi tra le strette viuzze tutte su e giù, fra le case di pietra: «Svuoto la cassetta della posta all’ingresso del paese e poi comincio il tour. Ci metto circa 35 minuti, ma non mi pesa. Sono in un posto magnifico». Ma è seguendola per una mattina che ci si rende conto del ruolo sociale che un postino può avere ancora oggi in luoghi impermeabili all’era del web. In un paese di anziani dove, oltre al municipio, ci sono solo un negozio di alimentari, un bar, un fruttivendolo aperto un giorno a settimana e una parrucchiera ogni due, la presenza di Romina garantisce un appoggio in caso di necessità.

«Per noi è molto difficile scendere al paese più vicino - spiega la signora Caterina -. E la corriera ha orari molto limitati». Le porte si aprono e si chiudono, qualcuno si attarda a fare due parole. In un legame che altrove non esiste più.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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