Iuschra: dalla scomparsa al ritrovamento del piccolo cranio
È una delle vicende di cronaca più tremende degli ultimi anni nel Bresciano. Per l’età e le condizioni della sfortunata protagonista, le circostanze, il fitto mistero che forse potrebbe essere ad una definitiva svolta. Si aspettano, infatti, i risultati degli esami del Dna sul piccolo cranio ritrovato nei luoghi dove, due anni fa, Iuschra scomparve. Ricapitoliamo la vicenda dal 19 luglio 2018 ad oggi.
Il fatto
Iuschra Gazi, 12 anni, scompare il 19 luglio 2018 mentre partecipa ad una gita sull’Altopiano di Cariadeghe.
Chi è Iuschra
Iuschra è la primogenita della famiglia Gazi, ha tre fratelli, è autistica. Al momento della scomparsa indossa una maglietta gialla a fiori e leggings neri. Dopo aver frequentato la scuola elementare Manzoni, conclude la prima media alla Mompiani, aiutata da insegnanti di sostegno. Non parla e in classe si esprime muovendo delle immagini su un quaderno. Odia il buio, l’abbaiare dei cani, il rumore delle auto. È curiosa, ama i colori e i cartoni animati, le patatine e i succhi di frutta, è attratta dall’acqua. Soprattutto le piace saltare, correre, magari scattando a sorpresa, senza ragione. Un imprevedibile impulso dell’autismo che si manifesta anche la mattina del 19 luglio.
Le ricerche
Sono le 11 circa del 19 luglio 2018. La bambina si allontana: è un attimo. Subito ci si muove per rincorrerla, ma non si sa dove sia andata. Scattano l’allarme e la macchina delle ricerche. Per cercarla si mobilitiano oltre 1.500 persone dal 19 luglio al 6 agosto. Si fa uso della strumentazione più sofisticata, cani super addestrati, volontari e personale specializzato. Le piste da battere sono tante. Verso Nave, Caino, Vallio, Botticino, S. Eufemia, Gavardo, Nuvolento. Le squadre frugano ovunque in una gara contro il tempo alimentata dalla solidarietà e dalla partecipazione emotiva di tanti. Il 6 agosto si alza bandiera bianca e viene smantellato l’ultimo presidio di ricerca rimasto sull’Altopiano. Qualche battuta, in versione minore, sarà ancora tentata, ma senza successo. Nessuna traccia di Iuschra. La ragazzina non è mai stata trovata.
Papà Liton
Papà Mohamed Liton Gazi, 50enne operaio dell’Iveco, emigrato 18 anni fa dal Bangladesh, si installa nel campo base e non si muove per giorni. Registra un messaggio vocale per la figlia che viene diffuso insieme alle musiche dei suoi cartoni preferiti, Frozen, Masha e Orso. Un richiamo che rimane senza risposta. Torna nella sua abitazione in via Calatafimi dalla moglie e dagli altri figli solo a ricerche sospese.
Chi la vede per l'ultima volta
È Mario Franzoni, 75 anni, che passeggia con il cagnolino tra i boschi, a vedere per l’ultima volta la bambina. Racconterà, in seguito, di averla vista camminare spedita in direzione nord-ovest a pochi passi dal Bus del caalì: la dodicenne si era avvicinata al cane e poi aveva proseguito tanto che l’anziano non aveva dato peso alla cosa. Solo dopo collegherà l’incontro a quanto stava accadendo.
L’ultima traccia
L’ultima traccia di Iuschra è in questa piccola radura al Caàlì de Vaisurde. Lo spiazzo verde, i resti di un capanno di caccia, il sentiero che porta in Valpiana e al monastero di San Bartolomeo. La targa su una pietra e il carpino bianco voluti dal Comune di Serle e dal gruppo locale della Protezione civile ricordano che da qui è certamente passata la bambina bengalese.
La vicenda giudiziaria
Il 25 giugno di quest’anno si chiude, con un patteggiamento davanti al tribunale di Brescia, il processo di primo grado per la scomparsa di Iuschra Gazi. Roberta Ratti, educatrice della Fobap - Fondazione bresciana assistenza psicodisabili, che aveva organizzato la gita con altri ragazzini disabili-, patteggia una pena di otto mesi per omicidio colposo. Il patteggiamento è accolto dopo che la famiglia della vittima ha ottenuto un maxi risarcimento dalla assicurazione della Fobap.
Il ritrovamento del teschio
Domenica 4 ottobre il cacciatore Guido Azzani di Caino, trova vicino a un albero, tra le foglie, un piccolo teschio umano, compatibile con quello di una bambina. Si trova in località Fulù, sotto il Monte Dragone, non lontana dalla Corna Longa e dal «Sentiero dei banditi». Quattro chilometri di distanza in linea d’aria e oltre 200 metri più in basso dal luogo dove si trovava la bambina quando è scappata.
Cosa si sa del cranio
Del cranio di bambino trovato per ora si sa solo che presenta una frattura profonda lungo la calotta e che potrebbe essere prova di un trauma decisivo. Letale. Per sapere se quel reperto sia in grado di chiudere il giallo della sparizione di Iuschra bisognerà attendere ancora diversi giorni.
Gli esami del Dna
Trattandosi di materiale osseo e non di una matrice biologica l’estrazione del Dna dal teschio richiede una serie di delicati passaggi. Il primo è di carattere antropologico forense: il medico legale dovrà stabilire se si tratta di un reperto umano e, in base alle dimensioni, se di un adulto o di un bambino. Intanto sono stati predisposti i prelievi dai familiari della bambina.
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