Valsabbia

Ipotesi museo per la fontana «fascista» di Prevalle

Ora è nel magazzino comunale. Il sindaco: «È un reperto storico». L’Anpi: «Vigileremo»
La fontana con il fascio littorio - Foto © www.giornaledibrescia.it
La fontana con il fascio littorio - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Che fare della fontana «fascista»? Se lo chiedono a Prevalle, dopo che alcuni cittadini hanno sollecitato l’Amministrazione comunale affinché il manufatto venga recuperato. La fontana in questione risale al Ventennio, ed è una di quelle che venivano realizzate con l’immancabile fascio littorio bene in vista.

A Prevalle, nel 1937, in occasione dell’estensione dell’acquedotto municipale, ne fu installata più d’una. «Almeno tre - precisa Paolo Catterina, studioso locale da sempre attento alla salvaguardia della memoria storica, anche minima, del territorio -. Oltre a quella di cui si parla, una seconda fu posizionata nella frazione di Notica, dov’è tuttora, mentre una terza si trovava di fronte alla piazzetta di Acquatica, a servizio di un piccolo lavatoio: lo testimoniano fotografie d’epoca, ma di essa si sono perdute le tracce». La fontana di cui ci occupiamo, invece, era rimasta al suo posto, nella zona del paese tradizionalmente nota come «Piccola Russia» (già, proprio così!), fino al 2019, quando era stato necessario rimuoverla durante i lavori per la nuova rotonda di raccordo con la tangenziale 45bis.

«Trattandosi di un reperto storico, era stato deciso di conservarla - spiega il sindaco Damiano Giustacchini -. La fontana, in buone condizioni, è provvisoriamente custodita nel magazzino comunale. Ora ci è stato chiesto di ricollocarla in un luogo pubblico. Quale, dobbiamo ancora valutarlo».

Tra le ipotesi vi è quella di esporla in una sala del Museo della civiltà contadina, ospitato nelle antiche scuderie di palazzo Morani. «Così, oltretutto - osserva -, si scongiurerebbe il rischio di un furto, sempre possibile per reperti di questo tipo, che sul mercato clandestino pare siano piuttosto ambiti». Concorda su tale destinazione anche Paola Ballerini, portavoce prevallese dell’Anpi. «Giusto conservare una testimonianza del nostro passato - commenta -, purché ciò avvenga nel contesto che le è proprio, ossia quello museale. Vigileremo e ci faremo sentire qualora dovessero prevalere invece logiche diverse, che nascondano magari intenzioni nostalgiche e celebrative del periodo oscuro della dittatura fascista».

 

 

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