Valsabbia

Il «pesciolino rosso» da Gavardo all’Adriatico: no alla droga

Ad agosto il papaà di Ema sarà a Riccione per una serie di incontri per sensibilizzare i più giovani. Una ventina gli appuntamenti
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Il «pesciolino rosso» da Gavardo alle spiagge dell’Adriatico. Per dire, una volta di più, no alla droga, a tutte le droghe. Gianpietro Ghidini, il papà di Emanuele - per tutti "Ema" -, il sedicenne gavardese che nel novembre del 2013, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, si è ucciso gettandosi nelle acque del Naviglio, da quel giorno terribile ha deciso di dedicare la propria esistenza a combattere la piaga della droga.

È nata così la Fondazione Ema.Pesciolinorosso, che ha promosso numerosissime iniziative e gode di un grande seguito in tutta Italia e anche all’estero (la sua pagina Facebook ha superato i 128mila like). E adesso, come si diceva, Gianpietro Ghidini e i suoi collaboratori si sposteranno sull’Adriatico.

«Per tutto agosto - spiega Ghidini - saremo a Riccione, proprio nella località dove, nei giorni scorsi, un altro ragazzo di sedici anni è morto dopo una nottata in discoteca, sembra in conseguenza dell’assunzione di ecstasy. Andremo a parlare con i tanti giovani che affollano in questa stagione i luoghi di divertimento, tentando di sensibilizzarli sul tema, di far loro capire che la vita è preziosa e bellissima, e che la droga come pure l’alcol, o altre dipendenze possono distruggerla irreparabilmente».

Gli incontri previsti - anche grazie al supporto dei gestori delle spiagge di Riccione - sono una ventina. Altri se ne aggiungeranno a breve (il calendario è sulla pagina Facebook). 

Sempre ad agosto, è annunciata l’uscita del nuovo libro di Pesciolinorosso, che fa seguito al successo riscosso dal precedente, «Lasciami volare». Il volume si intitolerà «Hope - Speranza». «Qualche tempo prima che Emanuele se ne andasse - ricorda Gianpietro Ghidini, - lui ed io avevamo pensato di scrivere insieme un libro. Ne avevamo pure buttato giù alcuni capitoli. Dopo la tragedia, quelle pagine sono rimaste a lungo in un cassetto, fino a quando non ho trovato il coraggio di riprenderle in mano. Ho deciso allora di completare io il libro, anche a nome di Ema. Un libro che parla di speranza. Speranza in una vita migliore, dove contino i valori. Quelli veri, quelli eterni». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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