Il papà di Iuschra: «La sentenza non mi basta, voglio la verità»
Per la prima volta non è entrato in tribunale in occasione delle udienze del processo sulla scomparsa della figlia. Nonostante non si fosse costituito parte civile aveva sempre voluto esserci nei mesi scorsi. «A causa del Covid sono rimasto a casa» racconta dopo aver saputo del patteggiamento con l'educatrice della Fobap, che ora sconterà 8 mesi di carcere.
«Non mi basta, non mi può bastare» si sfoga e il riferimento non è alla condanna dell’operatrice Fobap. «Sono passati quasi due anni e ancora non so cosa davvero è accaduto a Iuschra» dice Mdilton Gazi, genitore che per giorni rimase a Serle, senza mai tornare a casa, nella speranza di riabbracciare la figlia. Che dal bosco non è però mai uscita. «Chi ha indagato dice che è morta, ma come è morta? Dove è morta? E dove è il corpo?». Domande alle quali nessuno ha saputo fornire una sola risposta.
Gli inquirenti, in fase di indagine, dopo aver scandagliato tutti i rapporti della famiglia di origini bengalesi, avevano pure escluso l’ipotesi rapimento, pista che invece il padre della 12enne aveva chiesto di seguire. «Non è stata trovata una sola traccia di mia figlia. Non un vestito, non una scarpa. Mi sembra impossibile tutto questo». Lo ha detto ieri dopo la sentenza, ma lo ripete da 24 mesi.
«Il risarcimento? Confermo che c’è stato, ma mi interessa sapere di Iuschra. Suo fratello ogni giorno ci chiede dove sia. "È andata a scuola e non l’ho più vista" dice il bambino. I miei figli sono nati tutti a Brescia e qui continueremo a vivere, ma non ci fermeremo. Continueremo a chiedere la verità su mia figlia. Io - conclude il padre di Iuschra - continuo ad essere convinto che non sia morta».
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