Valsabbia

Il convento di Norcia rinasce, nel presepe e non solo

Dopo il sisma i 17 monaci benedettini ora risiedono in un grande prefabbricato realizzato da volontari gavardesi. E nel presepe...
  • La piazza di Norcia rivive nel presepe del Borgo del Quadrèl - © www.giornaledibrescia.it
    Gavardo e Norcia, tra presepe e monastero risorto
  • Il monastero prefabbricato realizzato dai volontari gavardesi assieme ad altri
    Gavardo e Norcia, tra presepe e monastero risorto
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Da Gavardo mano tesa a Norcia. Nel segno di San Benedetto. E' la storia di Natale regalata dai volontari gavardesi, che per primi, all'indomani del sisma che ha segnato il monastero benedettino, avevano montato una tensostruttura per i 17 religiosi che vi abitano.

Il vero miracolo, però, lo hanno realizzato poi, aderendo ad un progetto che ha coinvolto anche altre realtà di volontariato, ricostruendo di fatto in dieci giorni il monastero, chiesetta inclusa. Fermi tutti: non quello originale, bensì un grande edificio prefabbricato in legno, non lontano dal centro storico, e dove i diciassette benedettini trovano un alloggio dignitoso, provvisto di dormitorio, cucina, scriptorium e persino di una chiesetta. Il tutto reso possibile dalle generose offerte di denaro e materiali di tanti cittadini e imprese valsabbine.

Un'opera solida, che ha retto anche al nuovo sisma del 26 ottobre. Almeno quanto il tradizionale presepe gavardese in cui quest'anno la squadra del Borgo del Quadrèl ha riprodotto minuziosamente la piazza di Norcia, basilica compresa, per farne lo scenario del suo presepio, che attira ogni anno migliaia di visitatori: le offerte raccolte ovviamente andranno proprio a sostegno delle popolazioni vittime del terremoto. L’apertura al pubblico (nella piazzetta di via Fornaci) è in programma dal 25 dicembre all’8 gennaio, con orario feriale dalle 15 alle 19 e festivo dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 20.

Il giorno dell’Epifania arriveranno dall’Umbria, per ammirarlo, tutti e diciassette i monaci benedettini «adottati» dalla comunità gavardese. Sì, è davvero, questa, una bella storia di Natale. 

 

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