I consulenti del pm: «Alessio morì d’infarto, il suo cuore non poteva reggere quei 40 scalini»
Quei 40 gradini che portano alla sala civica del Municipio di Villanuova per Alessio Quaini, appena 13 anni, più della metà dei quali passati misurandosi con una cardiopatite congenita, sono stati un ostacolo insormontabile.
A sostenerlo, durante il processo a carico dell’insegnante che aveva la responsabilità sul ragazzino la mattina dell’11 aprile di otto anni fa, è il consulente del pm Carlo Pappalardo: il dottor Leonardo Gottin. Secondo il medico legale la morte del ragazzino, preceduta di qualche anno da quella del gemellino dovuta alla stessa malattia, può essere dipesa solo da quell’impegno fisico, sforzo che i medici - che lo curavano da anni e che gli avevano impiantato un defibrillatore - gli avevano vietato.
Il dott. Matteo Ciuffreda, specialista che si occupò di Alessio, oggi consulente incaricato dall’avvocato Veronica Zanotti, difensore dei genitori di Alessio, ha ribadito il concetto;mentre Pierluigi Delpecchia e Luca Bontempi, consulenti nominati dall’avv. Ennio Buffoli, difensore dell’insegnante, hanno escluso che quei 40 gradini siano stati di per sé uno sforzo insostenibile per Alessio e sostenuto che non ci sia prova che la sua morte sia dipesa da un’aritmia.
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