Valsabbia

Gaver, strada ancora chiusa: operatori esasperati

Gianzeno Marca: «In dieci anni perse due intere stagioni. Indispensabile il nuovo paravalanghe»
Immersa nella neve. La struttura del Blumon Break nella piana del Gaver
Immersa nella neve. La struttura del Blumon Break nella piana del Gaver
AA

La Strada provinciale 669 nel tratto che da Valle Dorizzo porta al Gaver è ancora chiusa, dopo tre fine settimana consecutivi di blocco completo. Al termine di una stagione invernale comunque soddisfacente, il periodo pasquale col metro di neve che c’è avrebbe permesso agli operatori di recuperare i periodi «magri» degli anni scorsi e agli appassionati di usufruire di un interessante prolungamento stagionale. Invece no. Del resto, quando si tratta di ragioni di sicurezza, sembra non ci sia verso di trovare rimedio.

«Negli ultimi dieci anni la strada che porta al Gaver è rimasta chiusa per più di sessanta giorni. In sostanza si tratta di due intere stagioni sciistiche». A fare i calcoli e a provare a rendere coi numeri la frustrazione che può provare in queste condizioni un operatore turistico, è Gianzeno Marca. Col fratello Stefano si occupa delle sorti del Blumon Break, la locanda albergo ereditata dai genitori che si affaccia sulla piana e guarda verso il Blumone, ma è anche consigliere di Federalberghi ed ha presieduto a lungo l’Agenzia territoriale per il turismo della Valle Sabbia.

Vabbè, gli diciamo, questa estate arriverà un nuovo paravalanghe che contribuirà a diminuire i rischi e di conseguenza i blocchi stradali, no? «Se faranno in tempo - risponde -. Sappiamo che il finanziamento c’è, ma il progetto definitivo ancora no. Ammesso che poi si parta alla svelta ci vorranno 90 giorni per il bando e una sessantina per assegnare i lavori in via definitiva, col rischio sempre che la burocrazia o qualche ricorso vadano a dilatare e di molto i tempi. E poi questo paravalanghe bisognerà ancora farlo».

Insomma, fatti i conti per bene, le probabilità che a dicembre del prossimo anno il Gaver si ritrovi allo stesso punto sono tutt’altro che remote. «Ci facciamo i conti da sempre, con le balze della Misa pronte a scaricare neve sulla strada, ma c’è modo e modo di amministrare queste difficoltà» si sfoga Gianzeno. E ce n’è per tutti: «Chi è che deve occuparsi di questa cosa? Il sindaco di Bagolino o quello di Breno? La Comunità montana? La Provincia? La Regione? lo Stato? Nessuno: da parte delle istituzioni c’è il vuoto assoluto, nemmeno un segnale di vicinanza, un’esortazione a farci coraggio». Come fare allora? «A Pasquetta eravamo a -11 e in quelle condizioni la neve non scivola nemmeno con le cannonate - dice Marca -. In Val d’Aosta o in Val Gardena chiudono la strada solo nelle ore centrali della giornata, le più calde. Si potrebbe fare anche da noi, ma ci vorrebbe una vera attenzione al territorio e al benessere delle persone che se ne curano».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato