Danni per 7 milioni, ma il peggio potrebbe ancora arrivare
A dieci giorni da quel lunedì nero durante il quale la furia degli elementi ha sferzato l’Italia e anche la Valle Sabbia con tempeste pari alla forza di quelle tropicali, Bagolino che lungo l’impluvio del Chiese è stato uno dei centri più colpiti, comincia a fare la stima dei danni, per ora provvisoria.
E saltan fuori cifre impressionanti: «Al momento siamo intorno ai 3 milioni di euro per il patrimonio boschivo e altrettanti ce ne vorranno per sistemare il dissesto registrato in più punti del territorio» spiega l’assessore alla Protezione civile Paolo Zangarini, intenzionato ad elencare per bene ogni singolo problema registrato, per poi tirare le somme e darsi da fare per coinvolgere i diversi enti che sono deputati a metterci mano (e fondi), a cominciare dalla Comunità montana e dalla Regione. Sette milioni di euro di danni, dunque, ma non sarebbe finita qui.
«Siamo rimasti per due giorni interi isolati e senza energia elettrica - rincara la dose Zangarini -. Ancora oggi abbiamo bisogno dei gruppi elettrogeni, che vengono riforniti di gasolio da ditte locali, ancora sono chiuse la vecchia Provinciale numero 669 che porta al centro storico e poi lo attraversa, e anche la via che attraverso Cerreto porta a Riccomassimo e poi in Trentino. Senza parlare di molte strade agro-silvo-pastorali ancora da liberare, che isolano alcune cascine ed intere aree montane, sulle quali sono all’opera anche molti volontari. Insomma, il quadro non è per nulla completo».
Tanto più che sono da valutare pure i danni subiti dalle aziende, una per tutte la Maniva Spa: «L’interruzione della linea produttiva avrebbe creato un danno intorno ai 30/40mila euro» afferma sempre Zangarini. A questo si aggiunga il fatto che, a parte la pineta andata distrutta attorno alla «cascinetta di Prada», che è di proprietà comunale, per il resto del territorio lo scempio è avvenuto tutto quanto su terreni privati.
È una particolarità del territorio bagosso questa: non solo è il Comune bresciano più vasto quanto a superficie, ma è anche quasi per intero di proprietà dei bagossi. Poco male, verrebbe da dire, ci penseranno loro, recuperando il legname e vendendolo, a sistemare le cose per bene. Non sarà però così semplice, e soprattutto i bagossi non potranno farlo da soli. Quelle piante, infatti, non sono state abbattute e basta: le raffiche di vento le hanno piegate, spezzate, oppure le hanno atterrate con tutte le radici divelte, sollevando in più punti il terreno e causando profonde buche.
Il tutto coinvolgendo anche la rete elettrica, scoprendo cavi ai quali in alcuni casi potrebbe essere pericoloso anche solo avvicinarsi. Uno scenario nel quale non solo è difficile intervenire per portar via legna, ma dove si sono create le condizioni perché il terreno, privato delle piante, venga dilavato dalle piogge, provocando ulteriori frane. Insomma: laddove il bosco è sparito, gli effetti sono quelli di una gigantesca frana: l’habitat è da ricostruire per intero, partendo dal consolidamento dei versanti della montagna con «banchettoni», tiranti e paramassi, per evitare che tutto possa ulteriormente rotolare a valle. Ed è proprio in questo modo che le due ditte Salvadori di Bagolino stanno effettuando lavori a monte della strada che porta a Riccomassimo.
Non è bastata quindi la paura dei giorni scorsi a rovinare il sonno agli amministratori bagossi e ai loro concittadini: il peggio, almeno nella conta dei danni, se non si corre velocemente ai ripari, potrebbe essere ancora di là da venire.
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