Bruno Lorandi: «Andrò avanti per dimostrare la mia innocenza»
Tre sentenze e tre condanne. Due richieste di revisione e due rigetti, con l’ultimo oggetto di ricorso in Cassazione che sarà discusso in autunno. Nessuno gli ha mai creduto. «Ma io non mi arrendo e fino a quando avrò fiato lotterò per dimostrare che sono innocente» racconta Bruno Lorandi. Proprio lui, il marmista di Nuvolera condannato all’ergastolo per la morte della moglie Clara Bugna dopo che anni prima era stato invece assolto per l’omicidio del figlio Cristian. Il processo non l’hanno fatto sulla morte di Clara, ma sulla morte del bambino e fin dall’inizio è stato detto: «ha ucciso la moglie nello stesso modo in cui ha ucciso il figlio» e da quel punto nessuno si è più spostato» dice al telefono.
Lo raggiungiamo a casa della sorella in provincia di Mantova, dove sta proseguendo la pena ai domiciliari dopo che l’emergenza Covid gli ha spalancato in uscita le porte del carcere di Verona. «Prendo 12 pastiglie al giorno, ho avuto un infarto e sono stato sottoposto ad un intervento chirurgico di otto ore». A 71 anni è però ancora pronto ad affrontare l’ennesimo giudizio. «Chiedo solo che mi venga data la possibilità di effettuare una perizia sui consumi di casa di quel maledetto giorno» spiega Lorandi.
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