All’incubatoio per conoscere il percorso riproduttivo dei pesci
Ci sono le fario e le iridee, c’è la preziosa trota marmorata che dal lago d’Idro un tempo arrivava ogni giorno sulla tavola del re. Presto ci saranno anche i temoli, efficaci «sensori» biologici di quanto può essere pura l’acqua nei torrenti. Stiamo parlando dell’incubatoio ittico di Ponte Caffaro, unico in Valle Sabbia, che ogni anno introduce nelle acque del Trentino, del Bresciano e spesso ancora più lontano, più di un milione di avannotti, che hanno il compito di ripopolare fiumi e torrenti, rendendo l’attività della pesca sportiva gratificante.
Martedì la struttura, gestita dall’Unione pescatori sportivi Lago d’Idro che da anni si autofinanziano per il suo funzionamento, è stata meta dei ragazzi delle Medie di Ponte Caffaro, per una lezione di scienze prima di tutto, ma anche di vera passione ittica. Le tre classi, accompagnate dai loro insegnanti e condotte in esplorazione dal presidente del sodalizio dei pescatori Giorgio Pezzarossi, hanno potuto osservare i riproduttori in ambiente naturale, ricevere spiegazioni su come vengono fecondate le uova, vederne la schiusa e di vasca in vasca approfondire le modalità con cui i microscopici pesci perdono il «sacco vitellino» fino a diventare animaletti guizzanti pronti per essere immessi in fiumi e torrenti.
«Si tratta - ha detto Pezzarossi - di un ciclo riproduttivo e di crescita per il quale cerchiamo di ricalcare il più possibile fedelmente le condizioni di naturalità, a partire dal mangime, presupposti necessari perché questi pesci possano vivere e riprodursi quando si ritrovano liberi. In fin dei conti questa è la vera differenza fra un incubatoio e un allevamento di pesce».
Prima di competenza delle Province, poi regionale, dal prossimo mese di luglio la gestione della pesca dovrebbe passare in carico alle associazioni consorziate fra loro. Brescia è già pronta a livello provinciale con l’Unione pescatori Brescia (Upbs), replicando quello che a Ponte Caffaro è già da tempo realtà.
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