Allerta cinghiali: i danni per gli agricoltori diventano sempre più ingenti
«Siamo costretti a trinciare l’erba sul posto con lo strumento che utilizziamo per eliminare i rovi ed è l’unico modo che abbiamo per provare a ricostruire la cotica erbosa per lo sfalcio successivo, sempre che poi ci siano le condizioni per effettuarlo». Così Alberto Buffoli, vobarnese della Degagna, a nome di tutti gli agricoltori valsabbini che, mai come quest’anno, si ritrovano alle prese coi danni ingenti provocati dalle incursioni dei cinghiali. Buffoli è il nuovo delegato Coldiretti per la Valle Sabbia e consigliere provinciale.
La popolazione di ungulati sarebbe in forte espansione anche grazie all’inverno mite appena trascorso che ha favorito la riproduzione e i danni in aumento perché questi possono grufolare su un terreno ammorbidito dalle frequenti piogge, quindi più in profondità.
«Denunciamo questa situazione da tempo e ora mi dicono che questi ungulati cominciano a creare problemi anche sul Garda - aggiunge Buffoli, non senza una lieve nota polemica -. Chissà se quando ce li ritroveremo in spiaggia a San Felice oppure fra le vigne della Valtenesi non si comincerà a mettere mano sul serio a questo fenomeno».
Fino a qualche anno fa venivano presi di mira dai cinghiali soprattutto alcuni pascoli montani e il danno, pur notevole per chi lo subiva, era in qualche modo circoscritto. Ora non si salva più nessuno, nemmeno nella Conca d’oro, fra i Comuni di Odolo, Agnosine, Bione, Preseglie e Sabbio, dove ormai per colpa dei cinghiali nessuno più si fida a seminare il granturco e dove vengono devastati anche i pascoli.
Ma c’è di più: provando a raccogliere il foraggio dai campi meno rovinati, oppure precedentemente «trinciati», c’è il rischio di mescolare al fieno anche della terra. La conseguenza nemmeno tanto remota è che gli animali possano poi ammalarsi di clostidriosi, patologia che può anche portare alla morte.
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