Vione è nuovo candidato camuno a borgo più bello d’Italia
Dopo Bienno e Lovere, ora anche Vione ha avviato il percorso per divenire uno dei «Borghi più belli d’Italia». La consapevolezza dell’Amministrazione comunale, che sabato scorso ha deliberato in Consiglio l’avvio dell’iter di adesione, è di avere molte carte per entrare nell’esclusivo club, ma anche qualche lacuna da colmare. Su tutto a prevalere è la voglia di crescere e migliorare, oltre alla convinzione di «essere già e comunque un borgo bello d’Italia», anche senza la blasonata targa.
Il sindaco Mauro Testini e il consigliere delegato Luigi Sterli sono i più convinti e sono al lavoro da tempo: «Crediamo che Vione abbia tutti i numeri per uscirne vincente - dicono -. D’altronde abbiamo un borgo con caratteristiche medioevali dove il tempo sembra essersi fermato, una storia plurimillenaria, un bellissimo museo etnografico e una ricca chiesa parrocchiale, un territorio immerso nella natura dei parchi dello Stelvio e dell’Adamello. In aggiunta proponiamo le nostre tradizioni e le tante sagre popolari».
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Per essere ammesso e utilizzare il marchio Vione deve soddisfare diversi criteri, alcuni eliminatori, come una popolazione che nel centro storico non superi i 2mila abitanti senza andare oltre i 15mila complessivi e almeno il 70% di edifici storici anteriore al 1939, oltre a un patrimonio che si faccia apprezzare per qualità urbanistica e architettonica. Non è finita qui, il paese dovrà dimostrare, attraverso fatti concreti, di avere una politica di valorizzazione, sviluppo, promozione e animazione del proprio patrimonio misurabile in base a una lunga serie di criteri, contenuti nella Carta di qualità dei Borghi.
La domanda è già stata inviata, con la delibera di Consiglio comunale e la dichiarazione di esistenza dei requisiti. Nei prossimi mesi il Consiglio direttivo del club visiterà Vione e stenderà una perizia. «I vantaggi di un’ammissione - spiega il sindaco - in termini sia di promozione del territorio sia di opportunità di commercializzazione dell’offerta turistica e delle produzioni tipiche agricole e artigianali sono enormi, con evidenti riflessi sull’economia e occupazione del nostro paese».
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