Valcamonica

Valgrigna: tra torbiere e montagne sono custodite piante rare

Nei piccoli specchi d'acqua si è sviluppata una natura specializzata: muschi, anfibi e rettili
Valgrigna, 2.873 ettari tra Bienno, Berzo inferiore, Bovegno, Esine e Gianico - © www.giornaledibrescia.it
Valgrigna, 2.873 ettari tra Bienno, Berzo inferiore, Bovegno, Esine e Gianico - © www.giornaledibrescia.it
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All’interno della provincia di Brescia, il comprensorio territoriale della Valgrigna rappresenta una delle zone montane meglio conservate di tutta la Lombardia.

L’Ente Regionale per il Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (Ersaf) ha istituito in questa zona del massiccio delle Tre Valli bresciane la Foresta regionale Valgrigna, estesa su oltre 2.800 ettari di superficie dalla quota di 1.000 metri fino a 2207 metri sul livello del mare (Monte Crestoso).

Il patrimonio pubblico di questo territorio ricade all’interno della perimetrazione della cosiddetta Area Vasta della Val Grigna, che accoglie sul versante camuno porzioni dei comuni di Artogne, Bienno, Berzo Inferiore, Esine, Gianico e Prestine, e su quello triumplino superfici degli ambiti amministrativi di Bovegno e Collio.

Al suo interno, guidati da percorsi appositamente segnalati, si possono osservare preziose testimonianze delle attività di alpeggio, dell’estrazione mineraria, dell’utilizzo dei pascoli e delle risorse forestali. Tra gli itinerari tematici esistenti si trovano il «sentiero degli Averi e dei Saperi», l’«Anello delle Miniere» e quello dei «Segni della Grande Guerra».

Un intreccio di emergenze di valore storico, culturale ed etnografico va quindi ad aggiungersi a quelle di carattere naturalistico, che hanno nelle torbiere una delle espressioni più discrete ma più importanti.

Le torbiere costituiscono la traccia storica del fenomeno lento e progressivo dell’interramento dei laghetti di origine glaciale. In questi ambienti i suoli, costantemente saturi d’acqua, si compongono di materiale organico che deriva da residui di piante solo parzialmente decomposti.

La Valgrigna ne accoglie numerose, per la maggior parte comprese tra i 1.700 e i 1.900 metri di quota. Si collocano nelle valli di Lavena, Arcina, Gabbia e Valdaione, dove sono presenti anche suggestivi specchi d’acqua di ridotte dimensioni, e di queste la più estesa si trova in località Rosellino.

All’interno delle torbiere si sviluppano piante rare ed estremamente specializzate: muschi, detti sfagni, e rare piante vascolari. Anche la fauna è specializzata, e si compone ad esempio di anfibi e rettili tipici come la salamandra nera, la rana temporaria e la lucertola vivipara.

Gli ambienti torbosi rappresentano dei contesti naturali in bilico su delicati equilibri, e per tale motivo vengono tutelati a livello europeo.

Sono custodi di biodiversità vegetale e animale, oltre che di informazioni sulle caratteristiche degli ambienti e dei climi del passato, e non ultimo anche degli uomini che li frequentavano.

Per approfondire. Questi aspetti sono messi bene in evidenza su una pubblicazione realizzata su iniziativa del comune di Brescia assieme all’Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Per la sua realizzazione l’amministrazione cittadina ha messo a disposizione competenze specifiche afferenti al Museo di Scienze Naturali che trova casa in via Ozanam, in città.

Tra gli autori figura infatti il conservatore botanico Stefano Armiraglio, supportato da Andrea Corti, che ha svolto al museo il servizio civile, e da Stefania Ondei, autrice di una tesi sulla Valgrigna.

Le conoscenze maturate sulle torbiere della Val Grigna non hanno solo una valenza locale e provinciale, ma hanno fornito un contributo importante agli studiosi per compilare, a livello europeo, la lista degli habitat europei a rischio.

Una recentissima pubblicazione, «Lista rossaeuropea degli habitat», finanziata dalla Commissione Europea, riporta infatti l’individuazione di 233 habitat terrestri o d’acqua dolce, naturali o seminaturali, che ricadono in sette principali tipologie, e tra queste le torbiere (qui la ricerca completa). Ambienti torbosi come quelli della Valgrigna, ma anche del massiccio dell’Adamello e del gruppo Setteventi-Muffetto, sono tra quelli più a rischio di scomparsa nelle zone alpine e prealpine lombarde e bresciane.

È quindi fondamentale che i visitatori e gli escursionisti che frequentano queste zone adottino tutte le accortezze per non alterare i fattori naturali che garantiscono il mantenimento di questi preziosi habitat, scrigni delicati di biodiversità.

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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