Valcamonica

Vademecum per affrontare frane e allagamenti

Il sindaco di Sonico, Gianbattista Pasquini, ha raccontato al Pirellone la sua esperienza alle prese col dissesto idrogeologico
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La gestione dell’emergenza a Sonico fa scuola in Lombardia. Uno dei Comuni più colpiti da calamità naturali della regione è stato portato nei giorni scorsi come modello di organizzazione ed efficienza all’interno del workshop «Scenari e prospettive di protezione civile», organizzato dal Pirellone per discutere sulle modalità organizzative-gestionali del servizio. 

Il comune dell’alta Valle è stato protagonista negli ultimi tre anni di tre dissesti idrogeologici, due dalla Val Rabbia e uno dal torrente Re che, esondato in seguito a un fortissimo temporale, ha invaso il paese con colate di fango e detriti nell’estate 2014.

Il sindaco Gianbattista Pasquini ha raccontato la sua esperienza, dalla notte dell’allarme sino alla messa in sicurezza del torrente. 

Ripercorrere quegli attimi concitati davanti alla platea ha riportato alla memoria paure e preoccupazioni che non si sono mai sopite, visto che il rischio, in montagna, è sempre dietro a ogni scroscio. 

Secondo l’esperienza sonicese, il primo a muoversi e ad assumersi le responsabilità deve essere il sindaco, che, almeno in teoria, ha una perfetta conoscenza del territorio e l’autorità di prendere decisioni. Così è andata, quando nel cuore della notte il corso d’acqua ha superato gli argini, portando nelle strade e nelle case fango e acqua che hanno superato oltre ad un metro e mezzo.
 
«I momenti più difficili sono all’inizio - ha ricordato Pasquini - perché è il caos. Per la mia esperienza in questi momenti devono essere persone del posto a gestire, perché sanno come muoversi: gli amministratori, la protezione civile e i vigili del fuoco. Ad aiutarmi, probabilmente, è stato il fatto che sono un tecnico». 

Fondamentale è stata la decisione di non pensare ai vincoli imposti dal Patto di stabilità e di chiamare subito alcune ditte con grossi mezzi di movimentazione terra che hanno posizionato delle barriere a monte per arginare il torrente, sfondato la diga che si era creata a valle per far defluire l’acqua e, dal giorno successivo, sgomberato i cumuli di materiali. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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