«Uno scricchiolio e poi è venuto giù tutto»
«Abbiamo sentito uno scricchiolio, dieci secondi prima che venisse giù tutto. Io e don Claudio ci siamo guardati e...». Occhi vitrei, il telefonino squilla ogni dieci secondi: Federico Macario ha 17 anni, la faccia da bravo ragazzo e una felpa grigia con la cerniera aperta sul petto.
«Avevo addosso una maglietta a maniche corte ma me la sono tolta per cercare di coprire Marco», racconta il giovane animatore del grest che si trovava lassù ed è sfuggito alla morte per pochi passi e tanta fortuna.
«È successo tutto in pochi secondi - ripete ancora, visibilmente scosso -. Io e don Claudio eravamo vicino al leggìo di pietra, mentre Marco era seduto a pochi metri di distanza, proprio sull’altare. Abbiamo sentito il boato del legno che si spezzava e quando ci siamo girati la croce stava toccando terra: ha preso in pieno Marco e l’ha scaraventato nel prato, lì vicino. È stato un attimo, forse non se n’è nemmeno accorto».
Si passa una mano nei capelli, gli occhi cercano un punto lontano mentre l’oratorio di Lovere diventa il porto di lago dove ormeggia il dolore e l’incredulità.
Tutto è cominciato da qui, tutto finisce qui: il gruppo del «Grest di primavera» era partito alle 9 di ieri per raggiungere il dosso dell’Androla di Cevo: 45 persone - genitori, bambini delle scuole elementari e medie, 8 animatori del grest e don Claudio Laffranchini - con destinazione la Croce del Papa e, nel pomeriggio, le "Capele" di Cerveno.
Ma, alle 14.10, la struttura è collassata e il suggestivo monumento è crollato e il mondo per un istante si è fermato.
«Quando ci siamo accorti che Marco era rimasto sotto ci siamo precipitati verso di lui - continua il ragazzo -. L’abbiamo chiamato ma non ha mai risposto: ho telefonato al 118 e dopo pochi minuti è arrivata l’ambulanza...». Fa una pausa. «Mi sembra di vivere in un incubo...».
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