Un progetto per recuperare antiche colture
Un tempo, anche in Valcamonica, si coltivavano diverse varietà di frutta, verdura e cereali: la resa non era altissima e si faticava parecchio per ottenere un buon raccolto, ma la gente di montagna si accontentava.
Oggi la gran parte delle coltivazioni d’alta quota sono state abbandonate, benché negli ultimi anni si stia assistendo al recupero di alcune pratiche, come i vigneti. Per far tornare queste antiche usanze - che migliorano il paesaggio e consentono agli agricoltori di integrare e differenziare le loro attività - la Fondazione Cariplo ha finanziato il progetto «Coltivare paesaggi resilienti», che aiuterà tredici piccole aziende agricole. Nello specifico, saranno recuperati e valorizzati i seminativi di media montagna e la coltivazione dei cereali, in particolare la segale, per rinforzare una rete d’imprese coltivatrici già esistenti in Valle, risolvendo alcuni punti critici della filiera locale che oggi ne limitano lo sviluppo.
Non solo: l’obiettivo è anche mettere in rete il patrimonio di esperienze, attività di formazione per i produttori e azioni promozionali legate alla cerealicultura di montagna. L’intervento, che durerà tre anni, vorrebbe traghettare le piccole realtà agricole camune dalla fase pionieristica in cui vivono da tempo, facendo aggregare altre aziende e, soprattutto, migliorando il paesaggio terrazzato della media montagna. A guidare il progetto è il Biodistretto di Valcamonica, insieme al parco Adamello, al Comune di Cerveno, all’associazione Valcamonica Bio e tredici aziende agricole, con risorse per 116mila euro, di cui 60mila di contributo Cariplo.
«Si tratta di una proposta credibile - dichiara l’assessore in Comunità montana Gianbattista Bernardi - che sappiamo non risolverà tutti i problemi legati ai seminativi di montagna, ma è comunque un’occasione positiva e un riferimento per chi sta scommettendo sul comparto. Sappiamo che per muovere cambiamenti nel settore agricolo è determinante procedere a piccoli passi».
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