Valcamonica

Tragedia in Concarena, la descrizione della via

Un percorso con un forte rischio valanghe, complesso e aperto da poco: ecco la via in cui è morto l'alpinista sulla Concarena
Il tracciato della via Gocce di felicità, sulla Concarena - Foto On-ice.it
Il tracciato della via Gocce di felicità, sulla Concarena - Foto On-ice.it
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Una via con un forte rischio valanghe, con numerosi passaggi complessi, aperta da poco da un alpinista bresciano.

Qui ha trovato la morte l’alpinista bergamasco precipitato questa mattina sotto gli occhi di un’amica mentre arrampicava in Valcamonica.

Su On-ice.it, sito per appassionati di montagna, così viene descritta la via «Gocce di Felicità», sulla parete est della Concarena.

«Una linea, un sogno - si legge online -. 2000 metri da Ono san Pietro alla cima Bacchetta nella sua complessa e spettacolare parete est. Un articolato e infernale avvicinamento senza traccia, guadagnato dopo sopralluoghi. Una ravanata tra morene di fango e massi instabili, pietraie coperte da neve, ontani pronti a trascinarti negli inferi bianchi permette di raggiungere la seconda parte dell'avvicinamento che vanta ben 1100 metri di dislivello. Si accede al canalone che con pendenze di 45 e 50 gradi costanti per 500 metri di dislivello porta al conoide di attacco della via, a circa 1600 metri di quota. L'ingresso si presenta con due grossi massi incastrati (15 m ciascuno) tra pareti liscissime. Per superarli occorre che il cono di neve raggiunga almeno metà del masso superiore, azzerando almeno 20 metri di roccia spiovente. Tra un masso e l'altro una grotta che se raggiungibile permette di far sicura con clessidra e vite da ghiaccio nelle stalattiti interne. Il passaggio nelle condizioni trovate si aggira su M4, ma con ghiaccio marcio e salito quasi totalmente in dry su pessimi agganci (V in roccia). Superatolo, la via prosegue mai sotto i 55 gradi, anzi spesso sopra i 60 e con vari brevi muri di 80 gradi porta alla strettoia della goulotte, scavata sempre nella rigola di scarico della valanga. Si tratta di 20 metri di passaggio, di cui 15 a 80 gradi e gli ultimi 5 metri trattasi di cascata di ghiaccio a 90 gradi, poco proteggibile ai lati. Va affrontata ancora di notte, visto che anche con temperature di molto sottozero al primo sole cuoce tutto e si rivela per ciò che è, l'ennesimo masso incastrato con 20 metri di vuoto sottostante. Il ghiaccio qui forma solo una crosta da spindrift, e cede al passaggio se le condizioni non sono perfette. Il canale ritorna su pendenze accettabili di 60 gradi, per poi affrontare una fascia di misto fino a M4, e con un altro breve tratto di 70 gradi si giunge alla sella, dove il nostro canale muore per ricomparire a destra della suddetta sella, dove si immette in un canalone. Qui la parte meno ripida della salita, 50 gradi per un centinaio di metri, tratto da raggiungere all'alba. Proseguendo le pendenze tornano a salire, fin verso i 70 gradi dell'uscita. Ora il tratto più pericoloso della salita, l'imbuto sommitale tra Torre Golem e Corna Rossa è convoglio di enormi valanghe da lastroni e cornici alte anche 7/8 metri. Consigliabile uscire direttamente sulla corna Rossa a 2463 metri di quota, e assicurarsi con precedenti sopralluoghi con binocolo che questa parte abbia svalangato per bene. Tramite cresta sudest la cui uscita resta nel cuore pieno di lacrime di gioia, si arriva alla cima della Bacchetta dall'anticima sudest. Occhio sempre alle cornici molto spioventi. Discesa dalla non banale via normale, e dopo molta strizza per valanghe ovunque nei canali di fronte e a fianco, e dopo 21 ore di viaggio, siamo a Sommaprada, distrutti nel giorno più bello della mia vita».

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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