Valcamonica

Torna a casa ed è visibile a tutti il film su Emmanuel Anati

«Shalom Italia» racconta dell’infanzia tremenda dello studioso durante le persecuzioni agli ebrei
Uno scatto di scena. I fratelli Anati sulle tracce del loro passato - © www.giornaledibrescia.it
Uno scatto di scena. I fratelli Anati sulle tracce del loro passato - © www.giornaledibrescia.it
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È un camuno adottivo. Perché è nato a Firenze da una famiglia d’origine ebraica e ha trascorso molto tempo in giro per il mondo, per le sue ricerche. Ma alla fine, dagli anni Cinquanta fino a oggi, la sua casa e la sua base è stata la Valcamonica, a Capo di Ponte, che lui stesso ha fatto diventare la capitale mondiale delle incisioni rupestri.

Emmanuel Anati, classe 1930, continua a vivere a Cemmo, a fianco del Centro camuno di studi preistorici che ha fondato nel 1964. Dopo il viaggio in Cina dello scorso anno e i mesi trascorsi ai piedi del monte Sinai, in questo periodo è a casa: sabato presenterà un film documentario che parla di lui e dei suoi fratelli Bubi e Andrea, del difficile periodo delle leggi raziali e della fuga da Firenze, dove abitavano, per non essere deportati. Anati veste panni inusuali, non da grande studioso e archeologo di fama internazionale, ma quelli intimi della sua famiglia, alla ricerca del passato.

La pellicola «Shalom Italia» - curata dalla giovane regista Tamar Tal Anati, israeliana nuora del minore degli Anati - è stata lanciata in Israele e ora verrà presentata sabato a Capo di Ponte. È stato Emmanuel a insistere di voler proiettare il docu-film nel suo paese adottivo, trovando l’accoglienza del Comune e dell’Agenzia turistico-culturale.

Il film racconta dei tre fratelli oggi, alla ricerca della grotta dove, nel 1942, furono costretti a nascondersi per sfuggire alle persecuzioni. Bubi, un bambino, e i quasi adolescenti Andrea ed Emmanuel scappano dalla casa a Firenze e si rifugiano con la famiglia in un villaggio dove sono costretti a vivere in una grotta scavata dal padre.

La ricerca nella campagna fiorentina, su una Panda, si dipana tra battibecchi, ricordi che non collimano, cene a base di pastasciutta, scambi umoristici, discussioni e rievocazioni più serie, che svelano la volontà di dare un senso agli eventi passati, quasi per chiuderli. «Non potevamo non ospitare a Capo di Ponte questo film- afferma il sindaco Francesco Manella -, che vede Anati protagonista sulle tracce del periodo trascorso in Italia durante la seconda Guerra mondiale. Aspettiamo tutti sabato alle 20.30 alla Città della Cultura».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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