Valcamonica

Suonano le campane, le porte si riaprono: ritorno a Sant'Antonio

Sei mesi dopo lo smottamento che ha isolato la frazione di Corteno, i residenti sono potuti rientrare nelle loro case
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Gli occhi lucidi, l’altra mattina, li avevano proprio tutti. Poco dopo le dieci le campane della chiesetta di Sant’Antonio hanno suonato a festa, per accogliere il rientro degli otto residenti della frazione, dopo sei mesi passati in paese a Corteno

Il parroco don Alessando Nana e il sindaco Martino Martinotta hanno riaperto la strada che collega il piccolo borgo al fondovalle, consentendo alle poche famiglie di rientrare nelle loro case. Tanta l’emozione: la parola che più si è sentita, col groppo in gola, è stata «grazie». 

Anche se «al comodo» e trattati benissimo, per gli otto residenti tutti quei giorni lontano da Sant’Antonio e dai loro animali sono stati, per dirla tutta, un po’ una tortura. Anche se hanno avuto l’occasione di allacciare qualche nuova e gradita amicizia. 

La giornata è iniziata con la benedizione delle due passerelle sul torrente Sant’Antonio, che consentono di bypassare la zona della frana e di raggiungere il borgo sia a piedi che in macchina. Sui mezzi della protezione civile e del sindaco la carovana - formata da residenti, escursionisti e proprietari di seconde case - è poi salita in paese. 

Per prima cosa è stata spalancata la porta della chiesa, anch’essa rimasta chiusa per sei mesi. Le campane hanno fatto sentire la loro voce, un’aggiustatina all’orologio fermo - sotto un cielo blu intenso - e poi tutti al lavoro, per pulire, sistemare e tornare alla vita tranquilla di tutti i giorni. Dalle auto sono stati tolti i sacchetti con gli effetti personali, che nel giro di pochi minuti erano già tutti riposti negli armadi: qui c’è solo voglia di normalità, di alzarsi al mattino e vedere la vallata, di segnare il tempo in base al sole e null’altro. Nella frazione la vita è davvero ripartita. 

La coppia di passerelle consente di andare e venire a senso unico alternato di venti minuti come e quando si vuole, ma per il dissesto non è ancora stata scritta la parola fine. La montagna continua a scaricare materiali e per la messa in sicurezza servono alcuni milioni, che per ora non ci sono. Ma l’intenzione è d’iniziare a progettare e, in qualche modo, trovare una soluzione.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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