Sette mesi dopo l'alluvione a Niardo non c'è acqua potabile
È emergenza idrica (pesante) a Niardo. Dall’alluvione sono passati quasi sette mesi, ma la popolazione è di nuovo sotto pressione per problemi all’acquedotto che impediscono, di nuovo, di utilizzare l’acqua nelle case.
I lavori per rimuovere il materiale depositato dietro alle briglie del torrente Cobello, che si trovano a monte della presa dell’acquedotto di San Giorgio, prevedono il transito di molti mezzi pesanti, che hanno purtroppo compromesso la sorgente. Di conseguenza l’acqua non è potabile e non può essere utilizzata per scopi umani (e, in più, a volte è necessario interrompere del tutto l’erogazione del servizio). Per risolvere il problema è al lavoro anche la società Servizi idrici di Valcamonica, che sta operando per fornire l’acqua nelle abitazioni senza però riuscire a garantirne la potabilità.
Per questo la scorsa settimana il sindaco Carlo Sacristani, sentita l’Ats della Montagna, ha emanato un’ordinanza che vieta ai cittadini serviti dall’acquedotto comunale di utilizzare l’acqua per usi potabili e igienico-sanitari. Da venerdì scorso viene fornita acqua potabile con una cisterna in via degli Alpini e i niardesi possono utilizzare i punti acqua di Breno e Braone, oltre a ricevere forniture di pacchi d’acqua in municipio.«Sono disagi che noi tutti dobbiamo sopportare, affinché le imprese incaricate possano asportate il materiale da dietro le briglie e creare lo spazio necessario a contenere eventuali nuove alluvioni - spiega Sacristani -. Non possiamo fare diversamente, perché l’intervento è davvero complicato. Oltre a questo grosso disagio, i mezzi pesanti carichi di materiale stanno danneggiando i sottoservizi (rompendo le tubazioni dell’acquedotto), danneggiando chiusini e pozzetti presenti lungo le strade che percorrono. Ci vorrà molto tempo per tornare alla normalità, ma queste opere sono fondamentali per ricreare le condizioni di sicurezza degli alvei dei nostri torrenti».
Per accelerare le operazioni di asporto del materiale, il sindaco ha anche emanato un’ulteriore ordinanza, in modo da non dover attendere i 15 giorni necessari per il silenzio assenso che Arpa si tiene dopo aver ricevuto le analisi del materiale, in modo da utilizzarlo come sottoprodotto di terre e rocce da scavo.
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