Valcamonica

S. Glisente, la chiesetta allineata col solstizio

La spedizione del gruppo «Lupi» trova la conferma: la geometria del tempio è strettamente collegata al cosmo.
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Per comprendere l'invisibile è necessario guardare attentamente ciò che è visibile. Così insegna il Talmud, uno dei libri sacri dell'Ebraismo. Regola presa alla lettera dal gruppo escursionista camuno Lupi di San Glisente che ieri mattina, di buon ora, ha promosso una insolita spedizione alla chiesetta romanica di San Glisente, sull'omonimo monte di Berzo Inferiore, a 1900metri di altitudine.

L'obiettivo: verificare la tesi secondo la quale gli spazi del piccolo tempio fossero direttamente collegati - gli astronomi direbbero orientati - secondo lo spazio ed ai ritmi naturali del cosmo. In altre parole provare che la posizione delle due monofore, quella della finestra alle spalle dell'altare e l'orientamento delle quattro colonne non seguisse canoni o regole meramente estetici, ma una geometria precisa, per mezzo della quale l'uomo, consapevole o meno, venisse messo in condizione di incontrare materialmente l'infinito, l'assoluto, Dio.

La conferma è arrivata al sorgere del Sole, nel giorno del solstizio d'estate. Il 21 giugno infatti il Sole sorge nel punto più settentrionale, è quindi si tratta del giorno più lungo dell'anno. Da oggi, 22 giugno, il Sole nasce ogni giorno un po' più a Sud, fino al 21 settembre, la posizione dell'equinozio, e il 21 dicembre, solstizio d'inverno.

Il folto gruppo di escursionisti dei Lupi di San Glisente - guidati dall'ex presidente Gian Mario Stofler ed accompagnati dallo studioso Gaudenzio Ragazzi è partito da Esine alle tre del mattino; è giunto a bordo dei fuoristrada fino alla pozza del «Dos de l'Aden»; quindi ha proseguito a piedi fino alla chiesetta. Il cielo terso ed il gruppo ha potuto godere dell'incomparabile scorcio delle Alpi fino al Monte Bianco.

Alle 06,01 l'evento che ha confermato quella che fino ad ora era solo una tesi: i raggi del sole si sono perfettamente allineati con la monofora posta sul versante Est della cripta della chiesa. Un evento tutt'altro che casuale. Quella finestrella è stata collocata proprio in quel punto e con quell'orientamento per ricevere la luce del solstizio. «In tutte le chiese romaniche la luce è un elemento fondamentale - spiega il prof. Ragazzi -. Le finestre, o monofore, sono come stretti tagli nella muratura attraverso i quali la luce penetra nella penombra del tempio. Il Sole che sorge è simbolo di rinascita. Il Sole che sorge al solstizio segna l'inizio del ciclo, funge da calendario per le attività agricole e per quelle religiose».

Ma perchè questo collegamento tra la luce del Sole e un luogo di culto? «Fin dall'antichità la costruzione di qualsiasi tempio ha implicato alcune scelte formali sotto le quali veniva spesso depositato un sapere occulto - spiega Ragazzi -. Ciò naturalmente valeva anche per le antiche chiese cristiane, la cui costruzione rispondeva ad un chiaro disegno teologico di rivelare l'invisibile, ovvero Dio, nelle trame del visibile. L'architettura e la progettazione degli spazi dove doveva sorgere la chiesa rispondeva all'esigenza di collocarla all'interno di un progetto divino che si rivelava nei meccanismi dell'universo».

Ma lo studioso è andato oltre. La volta della cripta di San Glisente è infatti sorretta da quattro colonne i cui punti delimitano un quadrato. «Abbiamo collocato una bussola al centro di questo quadrato e abbiamo preso atto che la lancetta indicava un preciso e non casuale allineamento con i punti cardinali. Questo conferma ulteriormente la nostra teoria: il principio che ha guidato la costruzione della cripta e dell'edificio superiore era quello di edificare un luogo sacro in armonia con l'universo, cioè orientato secondo il cielo».

Il viaggio dello studioso camuno non si è ancora concluso. Sulla chiesetta di San Glisente - dove nel 796 morì l'eremita, il frate Umiliato Glisente - la tradizione racconta una leggenda che coinvolge anche fratelli (anche loro eremiti) ai quali sono dedicate le chiese di San Fermo a Borno, e Santa Cristina a Lozio. Il prossimo passo della ricerca sarà verificare le correlazioni che esistono nella forma geometrica e nell'orientamento tra questi i tre templi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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