Valcamonica

Referendum per il ponte tibetano a Vezza d'Oglio: cosa c'è da sapere

Domenica 25 giugno i cittadini saranno chiamati ad esprimersi sull'opera in Val Grande che dovrebbe costare poco più di 2 milioni di euro
Così dovrebbe essere il Sentiero delle aquile in Val Grande - © www.giornaledibrescia.it
Così dovrebbe essere il Sentiero delle aquile in Val Grande - © www.giornaledibrescia.it
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Domenica 25 giugno il giorno del referendum con cui i cittadini di Vezza d'Oglio potranno dire sì o no al ponte tibetano. L'opera dovrebbe collegare le due sponde della Val Grande: dalla santella di Gusà di Tù alla località Glant di Grano.

Le urne saranno aperte dalle 7 alle 22 in municipio. Gli elettori dovranno esibire al presidente di seggio la tessera elettorale e un documento di riconoscimento.

La vicenda

L'idea di realizzare il ponte era scritta già nel programma elettorale che portò Diego Occhi a diventare sindaco di Vezza d'Oglio nel 2019. L'amministrazione trovò poi i fondi per l'opera tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021, ponendo così le basi del progetto iniziale, che innescò immediatemente l'opposizone della minoranza in consiglio comunale.

La vera polemica scoppiò nel maggio del 2021, quando la voce per la realizzazione del ponte tibetano venne inserita nei bilanci dell'Unione dei Comuni Alta Valle, diventando così un progetto ufficiale. «A Vezza manca un'attrativa forte a livello turistico», spiegò il sindaco Occhi, il quale non riuscì però a convincere l'opposizone guidata da Gianmaria Rizzi, che propose invece di puntare sulla naturalità e sul turismo ambientale.

La Val Grande, dove si ipotizza di costruire il ponte tibetano
La Val Grande, dove si ipotizza di costruire il ponte tibetano

Ad agosto del 2021 il gruppo «Vezza Sostenibile» - un comitato di residenti e turisti di Vezza d'Oglio - lanciò un sondaggio online per poter conoscere le opinioni delle persone nei confronti del progetto, che non ebbe però ulterori sviluppi fino allo scorso aprile. Solo due mesi fa, infatti, il consiglio comunale ha dato l'approvazione al regolamento per il referendum e ha consentito così al comitato di raccogliere le (oltre) 300 firme necessarie per procedere al voto.

Il progetto

La Passerella delle aquile - questo il nome scelto per il ponte - dovrebbe avere un'unica campata lunga 465 metri (una delle più grandi d'Europa) e dovrebbe distare dal suolo 73 metri. Posizionato ad un'altitudine di 1.360 metri, e pensato per essere un percorso di trekking adatto a tutti, sarebbe facilmente raggiungibile dall'abitato prendendo la ciclovia Karolingia. Nell'idea dell'amministrazione comunale il ponte non necessiterebbe di uso di imbraghi per l'attraversamento: grazie a un piano di calpestio continuo e a un pendio dolce, infatti, ogni persona potrebbe affrontare la passeggiata in autonomia.

Nel caso di realizzazione, accedervi costerà 5 euro e la gestione comporterebbe spese contenuti considerate le sole verifiche a vista per i primi tre anni. Il costo totale dell'opera si aggirerà attorno ai 2 milioni di euro.

Perché sì e perché no

«Quest'opera ci consentirebbe di diversificare la ricca offerta di percorsi sul territorio - ha spiegato il sindaco Occhi -. È inserita all'inizio della Valle, in un ambiente già antropizzato e di passaggio frequente, preserva le zone più interne che si estendono per otto chilometri sino al rifugio Plas de l'Asen». Nei mesi scorsi il sindaco ha poi precisato più volte come l'opera non sarebbe fine a sé stessa, perché prevederebbe anche la costruzione di parcheggi sia a Tù che a Grano. Il progetto inoltre ha trovato il sostegno dell'Unione Comuni dell'Alta Valle Camomica perché andrebbe a inserirsi sulla strada Karolingia.

A dire no ci sono invece due gruppi distini: la minoranza in consiglio comunale e il comitato «Vezza Sostenibile». Per Gianmaria Rizzi, le ragioni per barrare il no sono tante: partendo dall'impatto ambientale non giustificabile e dalla salvaguardia della Val Grande, passando per un piano economico poco attendibile e i possibili disagi alla viabilità del paese e nelle frazioni. L'opposizione, però, non si è fermata solo al no e ha proposto anche una serie di iniziative che comprendono il recupero dei sentieri per trekking e biciclette, l'introduzione di navette e l'estensione della rete sentieristica. «Vezza Sostenibile» ha denunciato invece «l'atteggiamento preoccupante, autoritario e arrogante» dell'attuale amministrazione. Sostenendo come il vero problema sia la «totale mancanza di una visione realistica di un futuro sostenibile per Vezza d'Oglio, sotituita dalla pericolosa volontà di lasciare un segno indelebile del proprio passaggio, sfregiando uno dei luoghi più belli».

Come si vota 

«Vuoi che nel territorio naturale del comune di Vezza d'Oglio venga realizzata una passerella pedonale in funi di acciaio del tipo Ponte tibetano?». È questo il quesito al quale i cittadini dovranno rispondere nella giornata di oggi, domenica. Le urne saranno aperte dalle 7 alle 22 in due sezioni in Comune: la numero 1 al piano terra e la 2 al secondo piano. Gli elettori dovranno esibire al presidente di seggio la tessera elettorale e un documento di riconoscimento.

Il precedente

Sempre in Valcamonica, tra Paspardo e Cimbergo, ha generato meno polemiche la proposta di un altro ponte tibetano. Tra i due paesi la realizzazione della struttura è decisamente più avanti: il sindaco paspardese Fabio De Pedro sta infatti aspettando di ricevere dall’ingegnere incaricato le tavole del progetto definitivo, per aprire poi la fase autorizzativa da parte degli enti preposti. Ci sarebbe anche un primo assenso di massima da parte della Regione per il finanziamento dell’opera che dovrebbe valere poco più di un milione di euro.

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In regione ci sono già diverse opere come quella che potrebbe sorgere in Val Grande. Vicino a Milano, a Turbigo, le famiglie possono attraversare un ponte tibetano realizzato a 8 metri d'altezza: il ponte dei «tre salti» è lungo 70 metri e sorge sopra un canale di una centrale Edison. Allo stesso modo, anche a Como i bambini hanno la possibilità di divertirsi percorrendo un ponte all'interno del Parco Spina Verde, divertendosi immersi nella natura. A Clanezzo (Bg) si può «ballare» su un ponte costruito addirittura nel 1878: il ponte tibetano più antico della Lombardia venne costruito quasi 150 anni fa per sosituire il traghetto che dal Seicento era l’unico punto di collegamento tra le due sponde sul fiume Imagna. Per chi non soffre di vertigini c'è poi anche il «Ponte nel cielo» in Valtellina. Sospeso a 140 metri d'altezza è uno dei ponti più alti d'Europa e si trova nella località di Campo Tartano.

Per i più esperti, al Parco delle fucine di Casto è presente un ponte tibetino non turistico. Qui servono per forza imbrago, caschetto e moschettoni, ma l'esperienza potrebbe rivelarsi davvero unica per chiunque decidesse di attraversarlo. 

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