Valcamonica

Questioni di soldi e gelosie: anche i Comuni divorziano

Cimbergo, Paspardo, Ceto sono ormai ai ferri corti. In autunno resa dei conti per Gianico, Artogne e Pian Camuno
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C'eravamo tanto amati. In crisi non sono tanto le coppie tradizionali, con matrimonio in chiesa o in municipio, quanto piuttosto quelle amministrative.

In tempi in cui vanno di moda le unioni territoriali, in Valcamonica stanno «scoppiando» quelle municipali: delle sette Unioni di Comuni camune (l’ottava, formata da Esine, Berzo e Bienno è ancora ai blocchi di partenza) due sono in crisi, anche se per ora i panni sporchi li si vorrebbe lavare in casa. In casa, certo, ma vivendo da separati sotto lo stesso tetto.

La prima aggregazione nata in Valle, nel 1998, è quella tra Ceto, Cimbergo e Paspardo: è sull’orlo del baratro. I contrasti tra Paspardo e Cimbergo con Ceto sono noti, benché mai ufficializzati, e lo stallo è conclamato, al punto che le attività dell’Unione sono ridotte all’ordinaria amministrazione.

Il dissidio, come spesso accade, è per motivi di soldi: se le aggregazioni tra municipi si sono formate più che altro per raggranellare qualche finanziamento regionale (negli ultimi anni ridottissimi), oggi che Ceto gode dei fondi dei Comuni di confine gira ad una velocità diversa rispetto alle due «cenerentole» Cimbergo e Paspardo, che si arrabattano per garantire tutti i servizi, presentare in maniera decorosa i paesi e realizzare le opere. L’intento dei due più piccoli è di chiedere a Ceto il recesso, in modo da poter tenere in vita un’Unione a due (la legge prescrive minimo tre enti con almeno 3mila abitanti) e pensare, magari, ad una fusione. Non appare però impresa semplice, con Ceto che tiene saldamente in mano la presidenza e preferirebbe chiudere del tutto l’esperienza.

Un po’ più a sud, anche nell’Unione Bassa Valle, nata nel 2010 dal matrimonio tra Artogne, Gianico e Pian Camuno, tirano venti di tempesta. Alla base del dissidio, per ora tenuto a covare sotto la cenere, ci sarebbe l’assunzione di un agente di Polizia locale, dopo il pensionamento di un vigile lo scorso anno, per riportare il comando in forze.

Una decisione che non piacerebbe ad Artogne e che impedisce di far aprire il bando per il concorso: un fatto, questo, che non è piaciuto a Pian Camuno, al punto che il sindaco ha intenzione di discutere in Consiglio comunale l’uscita dall’Unione. Per ora tutto è sopito sotto il sole di agosto. Ma l’autunno dovrebbe portare a più rese dei conti. 

 

 

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