Ponte di Legno, le nuove terme possono attendere
Il «futuro» di Ponte di Legno se la prende comoda ancora per un mese. Nei giorni scorsi è arrivata la seconda proroga - motivata da motivi tecnici per la mancanza di alcuni requisiti - al maxi bando che, nel giro di qualche anno, porterà alla realizzazione del centro benessere all’interno del municipio dalignese.
L’Amministrazione, dopo la pubblicazione del bando in project financing (finanza di progetto, un partenariato tra pubblico e privato) per la progettazione, realizzazione, finanziamento, mantenimento in efficienza e gestione, per un periodo di trent’anni, del «Centro benessere & therme di Ponte di Legno» da 115 milioni di euro, ha prorogato una prima volta la scadenza per la presentazione delle offerte dal 23 maggio al 25 luglio e ora nuovamente al 5 settembre.
Nel frattempo qualcosa si è mosso, visto che la Sit, società che gestisce gli impianti di risalita di Ponte, ha effettuato una selezione tra cinque progetti presentati da altrettanti archistar italiani ed esteri, scegliendo il partner che la porterà, il 5 settembre stesso, a presentare la propria candidatura. Sarà l’architetto Marco Casamonti, già progettista delle cantine Antinori, a ideare il progetto terme per la Sit.
Nel frattempo l’area esterna al municipio - gli uffici traslocheranno nei prossimi mesi nello stabile ristrutturato delle ex scuole - ha già cominciato a cambiare volto: piazzale Europa, al di sotto del quale è stato aperto due anni fa un parcheggio da duecento posti, nell’attesa di divenire l’ingresso vero e proprio delle terme, è divenuto un «parco urbano». Via il cemento, le transenne, l’area cantiere e (anche) un bel po’ di polemiche, lo spiazzo è stato ricoperto di erba e vialetti in legno, con una fontana e le panchine, per offrire ai turisti un nuovo spazio dove incontrarsi. Prato e arredo urbano dovrebbero rimanere per almeno tre anni, probabilmente qualcosa di più, nell’attesa che apra (e si chiuda) il cantiere delle terme. L’intervento, costato poco più di centomila euro, avvia quindi il processo di «naturalizzazione» della zona, che diverrà la porta d’accesso alle terme.
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