Omicidio Ziliani, le reazioni a Temù: «Sapevamo che erano stati loro»
La comunità di Temù, un po’, l’ha sempre saputo e sospettato. Qualcuno lo ha sussurrato fin dall’inizio, da quando, l’8 maggio di un anno fa, Laura Ziliani è scomparsa e sono partite le prime ricerche: al campo base, da subito, alcuni residenti hanno detto che qualcosa non tornava. Qualcun altro ha iniziato ad affermalo tre mesi dopo, al ritrovamento del corpo lungo l’argine dell’Oglio, sulla ciclabile, coperto da qualche centimetro di terra. Per questo sono in tanti, oggi, ad affermare a muso scoperto: «Io l’avevo detto che erano state loro, lo sapevamo».
In paese la confessione di Silvia e Paola Zani, figlie dell’ex vigilessa, e del fidanzato della prima Mirto Milani è stata solo «una presa d’atto di quanto già si sapeva, nulla di più». Nessuno più, a Temù, nutriva dubbi sulla loro colpevolezza, anche se qualche distinguo è stato posto.«Mi auguro solo - ha detto con amarezza un’amica di Laura - che questa confessione non sia solo una strategia difensiva. Ci vuole una pena esemplare, con tutto quello che è successo». Neppure il sindaco Giuseppe Pasina si è detto sorpreso delle confessioni: anche lui, fin dai primi tempi, si era detto certo che fossero state le due figlie. Certo, la confessione che certifica l’orrore di un matricidio a due passi dall’uscio di casa fa impressione, fa stare ancora male. Perché tutti, in paese, conoscevano Laura e le sue tre figlie. L’auspicio è che ora si spengano i riflettori sulla vicenda e sul piccolo paese di montagna.
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