Omicidio Ziliani, il compagno di cella di Mirto Milani: «Ero curioso, poi la confessione»
«Parlare di amicizia da parte mia è fuori luogo. Ho sicuramente raccolto le sue confidenze. C’è stata un’evoluzione nelle sue dichiarazioni perché è stata un’escalation fino alla confessione completa. Sono stato io il primo a parlare in cella dell’argomento della morte di Laura Ziliani. Perché l’ho fatto? Inizialmente per curiosità».
Lo ha detto l’ex compagno di cella di Mirto Milani, sentito come testimone nel corso del processo davanti alla Corte d’Assise di Brescia a carico di Mirto Milani, Paola e Silvia Zani, il «trio criminale» accusato dell’omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù svanita nel nulla l’8 maggio 2021 e poi ritrovata cadavere due mesi dopo, sepolta vicino al fiume Oglio nel paese dell’Alta Vallecamonica.
«Mirto all’inizio mi ha raccontato che era totalmente estraneo ai fatti» ha aggiunto l’ex compagno di cella di mirto Milani. I due in aula non hanno mai incrociato lo sguardo perché Milani è sempre rimasto con la testa bassa.
Le confidenze in cella
L'ex compagno di cella di Mirto Milani aveva collaborato con gli inquirenti, raccogliendo sfoghi e poi confessioni del 28enne. L'uomo, 50enne, nell'intervista esclusiva che aveva rilasciato lo scorso luglio al GdB, ha assicurato di averlo fatto senza aver ottenuto nulla in cambio. «Non uno sconto di pena, non la liberazione anticipata. Nulla. L’ho fatto per una questione etica, perché quello che hanno commesso è mostruoso».
I pizzini e la svolta
L'ex compagno di cella aveva spiegato che Milani comunicava con l'esterno attraverso dei pizzini, «che nascondeva tra i vestiti. Decine di pagine in mezzo a cui metteva un foglio bianco, sul quale calcava con una penna senza inchiostro». Cosa scriveva? Essenzialmente dava indicazioni su come depistare le indagini. Proprio uno di questi calchi sarebbe finito in procura. Un momento che rappresenta l’inizio della collaborazione tra il detenuto che raccoglie le verità di Mirto e gli inquirenti.
A Natale del 2021 la svolta: «L'ho preso di petto e gli ho fatto capire che se si voleva confrontare mi doveva raccontare la verità». E così accade. Con la cella piena di cimici, Mirto vuota il sacco, senza sapere di essere intercettato: racconta del piano omicida studiato a tavolino, di cosa è successo quella sera e di come il corpo dell'ex vigilessa è stato sepolto vicino al giume Oglio.
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