Omicidio Laura Ziliani: sul tavolo, quel biglietto scritto a mano
Un biglietto scritto a mano, con calligrafia ordinata e precisa, trovato sul tavolo della sala da pranzo. Un elenco minuzioso di tutti gli interventi, stanza per stanza, che avrebbero consentito di trasformare la casa a Temù di Laura Ziliani in un bed and breakfast. La stessa casa, in via Ballardini al civico 11, dove la 55enne viveva nel weekend e dove le figlie maggiore e minore, con Mirto Milani, passavano invece tutta la settimana. È un altro dettaglio che emerge dalle complicate indagini sull'omicidio dell'ex vigilessa, per cui sono finite in carcere le figlie Paola e Silvia Zani e il fidanzato della più grande, che aveva una relazione anche con la più giovane.
I lavori di ristrutturazione della palazzina di quattro piani, messa sotto sequestro a giugno, sono gli stessi per cui tra Laura e Mirto c'era stata una discussione, che lei aveva riferito alla madre Marisa. «Era basita dal suo interesse per questioni economico-finanziarie che non lo riguardavano». E proprio della riqualificazione dello stabile parla quel biglietto, che calcolava una spesa totale di «9mila euro» (una cifra più contenuta rispetto a quella che la Ziliani aveva ipotizzato di investire, chiedendo un contributo anche alle figlie essendo comproprietarie). Secondo quanto emerso finora, fino a quando è rimasta in vita Laura Ziliani ha sempre provato a rimandare il progetto del bed and breakfast. Un particolare che si inserisce nel movente economico individuato dalla Procura di Brescia e dai carabinieri.
Martedì l'interrogatorio
Martedì mattina i tre arrestati si presenteranno davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. Ancora non si sa se «il trio criminale» - come è stato ribattezzato nelle carte delle inchiesta - deciderà di rispondere alle domande o se al contrario si avvarrà della facoltà di non rispondere. Le sorelle Paola e Silvia Zani, in cella a Verziano, e Mirto Milani, a Canton Mombello, hanno trascorso la seconda notte in carcere dopo l’arresto di venerdì all’alba con l’accusa di omicidio volontario dell’ex vigilessa bresciana Laura Ziliani, madre delle due ragazze accusate. Tutti e tre vengono descritti come «tranquilli» e non avrebbero avanzato richieste particolari da quando sono stati portati in carcere.Nel frattempo proseguono le indagini sulla morte della 55enne che era scomparsa da Temù l’8 maggio e poi ritrovata cadavere l’8 agosto. Laura Ziliani è stata stordita dai farmaci, come ha stabilito l’esame tossicologico, ma non uccisa dal composto di benzodiazepine trovato nel suo corpo. Chi indaga è convinto che l’ex vigilessa bresciana, vedova dal 2012 da quando il marito venne travolto da una valanga, sia stata soffocata con un cuscino mentre dormiva sotto effetto di ansiolitici. Quei farmaci ritenuti «potenzialmente idonei a compromettere le capacità di difesa».
Ora bisogna vedere quali elementi sul cadavere, a distanza di 140 giorni dal decesso, possono ancora essere trovati a sostegno della tesi del soffocamento non violento, visto che sul corpo della 55enne non sono stati trovati segni di violenza e nemmeno fratture. Gli inquirenti sono al lavoro per capire poi dove possa essere rimasto per tre mesi il cadavere della vittima, che è stato trovato in condizioni non compatibili con l’esposizione per novanta giorni agli eventi atmosferici. «L’ipotesi è che Laura Ziliani sia stata uccisa in casa a Temù in via Ballardini e poi portata in luogo diverso da quello del ritrovamento».
L'attaccamento ai soldi
I soldi erano una costante nei discorsi dei tre arrestati. «Io ci sto pensando ultimamente che magari ha dirottato nel corso del tempo dei soldi su un altro conto corrente e ora si sta facendo la bella vita da qualche parte». Così Mirto Milani parlava di Laura Ziliani, la mamma della sua fidanzata, 23 giorni dopo la scomparsa. Mirto era stato intercettato il 31 maggio mentre parlava con un amico. «Io alla fine le volevo un gran bene - disse di Laura Ziliani - ed era una bravissima persona e voleva molto bene alle sue figlie».
«La situazione era disastrosa. Lei spendeva più di quello che prendeva. Diciamo - sono le parole di Mirto - che una persona maliziosa e complottistica potrebbe anche pensare che sia tutta una trama ordita perché la situazione era troppo grave». Dagli accertamenti patrimoniali effettuati durante le indagini, la situazione economica di Laura Ziliani - proprietaria di una decina di immobili - era solida.
I timori di Mirto e delle sorelle Zani
Fidanzato da dieci anni con Silvia Zani, Mirto per sua stessa ammissione aveva anche una relazione nascosta con Paola, la sorella più piccola. «Non volevo che si scoprisse, così come il fatto che mi fossi iscritta ad un sito di scambisti e che avevo foto private» disse la ragazza giustificando ai carabinieri la scelta di aver consegnato i telefoni cellulari diversi da quelli utilizzati nel periodo della scomparsa della madre.
Proprio al telefono a giugno Mirto Milani manifesta il timore che la madre di Laura Ziliani o i fratelli potessero farsi avanti per diventare tutori della terza sorella Zani, la mezzana, affetta da gravi patologie, che era comproprietaria delle proprietà della madre insieme alle sorelle. «Pertanto, l’eventuale nomina di un parente estraneo alla stretta cerchia familiare come tutore della ragazza, avrebbe impedito agli indagati di amministrare a loro piacimento il discreto patrimonio immobiliare» scrive il gip nell’ordinanza. Il tutore dell’unica figlia di Laura Ziliani non arrestata, sarà poi nominato durante le indagini ed è l’avvocato che cura gli interessi della parte della famiglia Ziliani-Zani non finita sotto indagine.
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