Omicidio Laura Ziliani: indagati e legali restano in silenzio
Nessuno ha parlato, come da previsione. Prima Paola e Silvia Zani, poi Mirto Milani: tutti e tre questa mattina si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante gli interrogatori di garanzia in carcere. I tre accusati dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di 55 anni scomparsa l’8 maggio da Temù e ritrovata morta dopo tre mesi.
Davanti al gip Alessandra Sabatucci, che nell’ordinanza di custodia cautelare li aveva definiti «trio criminale», i tre hanno scelto la linea del silenzio, senza rilasciare nemmeno una dichiarazione spontanea. Come le loro avvocate, Maria Pia Longaretti e Elena Invernizzi, che per non incontrare i giornalisti fuori da Canton Mombello - dove in isolamento è detenuto Mirto - sono entrate in automobile, pratica molto inconsueta per il carcere bresciano.
Gli interrogatori delle figlie di Laura Ziliani, prima la minore Paola che ha 19 anni ed è studentessa di Economia e poi Silvia, che ha 27 anni e che fino al giorno prima della scomparsa della madre a maggio faceva la fisioterapista in una residenza per anziani a Ponte di Legno, sono iniziati alle 9.30, per concludersi 40 minuti dopo. Le due sono in cella insieme, dopo essere entrare in carcere venerdì scorso mano nella mano.
Il pubblico ministero Caty Bressanelli, poi la giudice e infine le legali hanno lasciato il carcere femminile di Verziano per raggiungere la casa circondariale di Canton Mombello in città, dove hanno incontrato Mirto, sopranista originario di Lecco ma residente nella Bergamasca. Entrati alle 10.15, ne sono usciti dopo 28 minuti: anche lui non ha proferito parola.
Si sono trattenute più a lungo solo le due avvocate, che hanno incontrato il loro assistito, indicato nelle carte come il «manipolatore» delle due sorelle Zani, con le quali aveva in contemporanea una relazione intima. Alla luce del sole e da una decina di anni con la maggiore, conosciuta in una vacanza studio in Gran Bretagna, e clandestina con la più piccola, stando almeno a quello che loro stessi hanno riferito agli investigatori quando hanno consegnato i telefoni. Gli stessi smartphone resettati proprio per nascondere il triangolo amoroso, definito da Mirto «illecito».
La pm Caty Bressanelli potrebbe valutare di risentire gli indagati nei prossimi giorni, mentre continuano a non commentare le avvocate che oggi rappresentano tutti e tre gli indagati. Dall’inizio dell’indagine si sono sempre limitati a rispondere «no comment» alle richieste della stampa.
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