Omicidio di Laura Ziliani: confessano anche le due figlie dell’ex vigilessa
Martedì ha confessato Mirto. Mercoledì l’ha fatto Silvia, la figlia più grande. E ieri è stato il turno di Paola, la più piccola. Fonti investigative hanno escluso che dalla sua bocca sia uscita una nuova, diversa e clamorosa verità circa l’omicidio di sua mamma: Laura Ziliani. Con il passare delle ore, così, l’impianto accusatorio trova conferma proprio laddove, almeno sino alla scorsa settimana, sembrava non potesse cercarne: nelle parole del «trio criminale» finito in carcere lo scorso 24 settembre e da allora trincerato dietro un silenzio assoluto.
Conferme
A trovare conferma sarebbe innanzitutto il movente dell’omicidio dell’ex vigilessa di Temù commesso proprio in alta Valcamonica l’8 maggio dello scorso anno. Il pm e il gip che ha firmato la loro ordinanza di custodia cautelare in carcere, sostengono che Mirto Milani, Silvia e Paola Zani abbiano agito per ragioni economiche. Da un lato per subentrare alla Ziliani nella gestione dei beni immobiliari e delle loro rendite - come porterebbe a ritenere un’intercettazione telefonica nella quale le due sorelle, qualche settimana dopo la scomparsa della madre, esultano in previsione dell’incasso di un affitto - dall’altro per mettere fine alle continue divergenze sulla gestione del denaro.
In queste ore, proprio all’esito degli interrogatori, sarebbero emersi dettagli anche circa il grado di partecipazione al delitto dei tre. L’ipotesi - già coltivata dagli inquirenti - è che tra Mirto, Silvia e Paola, almeno inizialmente, non vi sia stata un’identità di vedute. Tutt’altro. Ma che l’adesione al progetto criminale, per uno almeno dei tre partecipanti, sia avvenuta in tempo distinti e differenti, dopo un percorso non scontato di convincimento.
Dalla cella all’ospedale
Nella giornata di ieri, a poco dall’interrogatorio della sorella minore della fidanzata, e a 48 ore di distanza dalla sua confessione, Mirto Milani ha avuto un cedimento nervoso. Un vero e proprio crollo che ha fatto scattare tutti gli allarmi. Il 28enne di origini bergamasche si è lasciato andare a dichiarazioni che hanno immediatamente attivato un protocollo di intervento. L’uomo è stato soccorso dagli agenti della Polizia Penitenziaria e dai sanitari dell’Areu, e ricoverato in ospedale dov’è stato trattenuto in osservazione e dove si trova tutt’ora piantonato.
Verso il processo
Dopo aver raccolto la sua confessione, quella della sua fidanzata e della sorella di quest’ultima, il sostituto procuratore Caty Bressanelli può apprestarsi a chiedere il loro rinvio a giudizio. A poco più di un anno dalla misteriosa scomparsa dell’ex vigilessa, di misterioso resta ben poco, per non dire nulla. Le ammissioni dei tre sembrano chiudere il cerchio e rendere il processo blindato. La procura aveva già raccolto diversi indizi a loro carico: dalle incongruenze dei loro racconti, al ritrovamento del cellulare della donna incastrato tra le scale e una panca della taverna della casa dell’omicidio; dalle consulenze tossicologiche alla scoperta, non distante dal luogo del suo ritrovamento, di una buca probabilmente utilizzata per seppellire il corpo della donna. E infine, nelle scorse ore, anche le parole dei tre. Le ultime parole su un mistero che ha tenuto banco per poco più di un anno e che mistero oggi più non è.
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