Muore sotto la valanga, inchiesta per disastro e omicidio colposo
Disastro e omicidio colposo. Con queste ipotesi di reato la Procura di Brescia ha aperto un'inchiesta sulla morte di Andrea Morandini, il 35enne vittima della valanga che si è staccata venerdì pomeriggio nei pressi del Passo Crocedomini.
Con Morandini c'erano anche tre amici, che si sono salvati e che sono stati i primi a scavare disperatamente nella neve che ha travolto l'ultimo del gruppo. Tutti si stavano muovendo a bordo di motoslitte in una zona dove non sarebbero potuti transitare alla luce un'ordinanza comunale in vigore da dieci anni. Ci sono in verità altri tre divieti che il gruppo non avrebbe rispettato. Quello imposto dall'ordinanza della Provincia, che già da inizio stagione ha chiuso al transito la 345 da Bazena a Gaver sino al Maniva, con tanto di cartelli con indicato il pericolo di valanghe.
Poi c'è la legge regionale 31/2008, che non consente il passaggio ai mezzi a motore in tutta l'area, e il divieto del Parco Adamello, che impedisce l'ingresso delle motoslitte.
Su questo punto parte l'inchiesta del sostituto procuratore Claudia Moregola, che al momento non ha ancora iscritto nessuno nel registro degli indagati. Potrebbe procedere nelle prossime ore per poter effettuare accertamenti. Così come accadde a gennaio 2008 quando sotto una valanga al Dosso dei Galli quattro persone, anche allora su motoslitta, morirono. Sette si salvarono, finirono a processo e vennero assolte.
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