Muore e lascia il suo mezzo ad un 13enne disabile
È la fiaba di inizio anno. Una storia commovente che si svela in un luogo insolito - la carrozzeria del pilota Gian Antonio Franzoni - sul finire di un pomeriggio qualunque. Dalla morte di Ernesto Salari, 53 anni di Paspardo e costretto alla carrozzella dopo un incidente sul lavoro, è sbocciata un'amicizia grande e sincera come il sorriso di Simone Pedersoli, «quasi quattordicenne» della Sacca di Esine, che alla sua sedia a rotelle ha regalato un tocco di colore «fluo».
Qualche settimana fa la famiglia Salari ha venduto l'auto attrezzata per il trasporto di Ernesto e col ricavato ha coperto quasi tutte le spese sostenute per l'allestimento del Ford Tourneo che servirà a portare a spasso Simone e la sua famiglia. Il tramite è l'amico Gian Antonio Franzoni, pilota di rally, maniaco degli esperimenti sui motori e titolare dell'officina a Montecchio di Darfo da dove, entro una decina di giorni, uscirà il mezzo finito.
Li incontriamo insieme, i protagonisti di questa storia di solidarietà tutta camuna: mamma Maria, Nina, Giorgio, Bernardo, Gemma, Rita, Esterina e Gaudenzio Salari con la moglie Mara da una parte; Simone, con papà Fulvio, la mamma Florence e la sorellina Sophie dall'altra. Chi ha donato ha le lacrime del ricordo e chi riceve ha il sorriso della gratitudine. «Ernesto - ricorda il fratello - è morto il 1° luglio. Era una persona introversa, silenziosa. Non accettò mai la sua condizione dopo l'incidente. Comprammo una Fiat Scudo attrezzata con la piattaforma per il trasporto ma l'abbiamo usata pochissimo. Quando se n'è andato, abbiamo convenuto che fosse giusto fare qualcosa di concreto per aiutare gli altri». Lezione: non si donano soltanto gli organi, nell'atto estremo di altruismo. Qui entra in scena Gian Antonio Franzoni, che ai diversamente abili dedica tempo ed attenzioni con i rally benefici sui bolidi a quattro ruote.
Franzoni fa il mediatore, perfeziona lo scambio e con l'offerta dei Salari porta avanti i lavori di modifica dell'auto della famiglia Pedersoli. «Il progetto iniziale era quello di alzare il tettuccio della macchina ma il costo era proibitivo», spiega Franzoni. «Allora - continua - siamo intervenuti sul pianale dell'auto abbassando di 13 centimetri tutta la struttura del veicolo e tutti i vari componenti: questa è la misura perfetta per permettere a Simone di passare con la carrozzella».
Papà Fulvio ha gli occhi pieni di lacrime, ma è di poche parole: «È stata una sorpresa bellissima. Era un lavoro che avremmo dovuto fare da un po', ma le spese erano molto alte. Grazie alla generosità di queste persone ci siamo riusciti e saremo loro grati con tutto il cuore». Poi fa una pausa. «Strana la vita, eh? Certe coincidenze, a volte, cambiano tutto». Non c'è altro da scrivere, dopo l'abbraccio di queste persone. La fiaba di inizio anno è stata scritta qui, in un capannone che odora di olio e pneumatici.
Sergio Gabossi
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