Montecampione, il Consorzio cambia le regole tra i veleni
Da una parte, le denunce a carico dei membri del cda e il braccio di ferro con Valle Camonica Servizi. Dall’altra, il «miracolo» del nuovo statuto e la mano tesa ai sindaci di Artogne e Pian Camuno. Per il Consorzio di Montecampione è arrivato il momento di riscrivere le regole del gioco: entro due mesi i rappresentanti dei residenti e dei villeggianti di Montecampione saranno chiamati ad approvare il nuovo statuto e, in autunno, bisognerà risolvere i nodi della Tari e delle convenzioni con i Comuni per capire «chi deve fare che cosa».
«L’ultima delle nostre intenzioni è quella di andare fare causa a chicchessia - ha premesso il presidente del Consorzio, Paolo Birnbaum -. Come già auspicato dal Prefetto, invito pubblicamente i sindaci di Artogne e Pian Camuno e la società Valle Camonica Servizi a sedersi attorno ad un tavolo per trovare finalmente una via d’uscita a questa situazione».
Tra i veleni. Un segnale di distensione importante che matura - però - in un clima di veleni: pochi giorni fa, alcuni membri del «Comitato per Montecampione», sodalizio che raggruppa pochi (ma battaglieri) dissidenti, ha depositato ai carabinieri di Artogne una denuncia contro i membri del consiglio di amministrazione del Consorzio accusati di «appropriazione indebita e usurpazione di funzione pubblica». Ma non è tutto: del corso dell’ultima assemblea pubblica, è stata letta la lettera di Valle Camonica Servizi che, dal primo gennaio prossimo, recederà dalla convenzione stipulata com il Consorzio relativamente a raccolta e smaltimento dei rifiuti sull’altopiano. «Nel contratto non è previsto il recesso anticipato - ha attaccato Birnbaum -. Pertanto, questa comunicazione non ha alcuna efficacia a livello pratico». Nel frattempo, è stata preparata la bozza del nuovo statuto del Consorzio: ridimensionate le possibili cause di scioglimento, via ogni pretesa di imporre condizioni o ricatti agli enti pubblici, addio alla «delega tacita» che ha creato dissapori con i sindaci e confermato il divieto di partecipazione del consorzio a società di capitali pubbliche o private.
Ma le incombenze all’orizzonte non sono certo finite: a partire dal 23 giugno e fino al 18 agosto, i consorziati saranno chiamati a votare: servirà un quorum di 550.000 milionesimi statutari e una maggioranza di 501.000 per approvare le modifiche. La sfida è cominciata.
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