Mancano i medici: più specializzandi negli ospedali della Val Camonica
Una bella boccata d’ossigeno, in un periodo storico in cui la carenza di figure sanitarie a tutti i livelli - non solo medici, ma anche infermieri, tecnici specialistici e personale ausiliario -, sta diventando un problema a livello italiano. L’Asst della Valcamonica è stata di recente riconosciuta quale polo di insegnamento universitario.
Vuol dire che negli ospedali di Esine ed Edolo potranno operare gli specializzandi per svolgere attività assistenziale.
Medicina moderna
Non solo, all’interno dei loro diversi percorsi formativi, come la specializzazione post-laurea o i tirocini, avranno la possibilità di formarsi in Valle, in una realtà che potrà così avvalersi del prezioso contributo dei giovani professionisti in formazione, preparati e aggiornati secondo la medicina moderna. Tutto questo è reso possibile grazie alla stipula di un protocollo d’intesa fra la Regione e le università lombarde sedi delle facoltà di Medicina, come lo è Brescia. La possibilità è emersa alcuni anni fa, nello specifico nel periodo dell’emergenza sanitaria, ma solamente in alcuni reparti, mentre oggi è stata estesa a molti più comparti.
Opportunità
In tutto, si sono formati e hanno operato tra Esine ed Edolo una trentina di specializzandi: ora l’obiettivo è di incrementare questi numeri, per affrontare almeno in parte la carenza di personale che sta mettendo in forte difficoltà anche le strutture camune. Per amplificare e arricchire la possibilità per i giovani specializzandi, alcuni Comuni della Valcamonica si sono già detti disponibili a mettere a disposizione degli alloggi gratuiti, a beneficio di chi sceglierà gli ospedali camuni.
«La nostra Azienda costituisce, insieme all’Asst del Garda e di Cremona, un polo clinico assistenziale - dichiara la direzione strategica della Vallecamonica - guidato dall’Università di Brescia e dall’Asst Spedali Civili, dove si svolgono attività funzionali a supporto delle esigenze di didattica e di ricerca delle scuole di medicina e chirurgia. La sinergia tra il sistema sanitario regionale e quello universitario è indispensabile per garantire l’integrazione tra la formazione, la ricerca e l’assistenza».
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