L'inganno: formaggi d'Oltralpe spacciati per camuni
Un bel banco frigo, che solo a guadarlo fa venir l’acquolina. Stracolmo di formaggi della Valcamonica. Peccato che di camuno, tra formaggelle fresche e prodotti stagionati, non ci sia proprio nulla. Non la materia prima e di certo neppure il luogo di trasformazione.
Un inganno ai danni dei consumatori bresciani che la Coldiretti, un paio di mesi fa, ha denunciato all’autorità giudiziaria, facendo scattare il sequestro della merce, presente in una catena della grande distribuzione a Brescia e in alcuni supermercati e gastronomie in Valle.
«Formaggi della Valcamonica», recava scritto un grosso striscione sopra il bancone, ma bastava andare a leggere le minuscole parole riportate in etichetta per capire che il latte proveniva d’Oltralpe e che il produttore nulla aveva a che fare con la Valle. Anche i nomi dei prodotti potevano trarre in inganno: Tonale e Gran Tonale, Formaggella del camuno, Castellaccio e pure un formaggio a spicchi, a forma di fiore.
L’imitazione pare vada avanti da qualche mese e che inizi ad arrecare problemi alle realtà agricole camune, che si sono rivolte a Coldiretti, così come hanno fatto alcuni avveduti consumatori.
«Dopo una serie di segnalazioni siamo intervenuti con una denuncia ai Nas - spiega il presidente di Coldiretti Ettore Prandini -, che sono entrati nella catena, hanno fatto ritirare i prodotti dal mercato e sanzionato perché venduti in modo improprio. La normativa è chiara: non si può vendere quello che non è prodotto e che richiama un determinato territorio, in questo caso la Valle, e così non è, perché nulla ha a che vedere con le materie prime e con la trasformazione. Si stava cercando di trarre in inganno i consumatori evocando luoghi valligiani».
L’allarme si sta ora diffondendo in Valcamonica, dove ci sono alcune rivendite che continuano ad esporre questi prodotti, per esempio a Breno: per questo Coldiretti invita a controllare bene le etichette e a segnalare qualsiasi anomalia, in modo che si possa procedere con nuove azioni.
Tra i produttori, che faticano ogni giorno a restare a galla, c’è amarezza: «Invito il mondo della ristorazione e gli esercizi commerciali - dice il presidente della Comunità montana Oliviero Valzelli - a proporre prodotti delle aziende camune, diffidando da imitazioni o inganni attraverso l’uso improprio di denominazioni e toponimi»
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