Laura Ziliani, stordita, soffocata e il corpo nascosto: ma dove?
Una svolta, tante contraddizioni che si sono accumulate nel corso delle indagini, elementi sospetti e ipotesi investigative. Nel quadro di quella che lo stesso procuratore capo, Francesco Prete, ha definito prospettarsi come un'indagine indiziaria, sono tanti i tasselli del mosaico in cerca di giusta collocazione.
Per l'omicidio di Laura Ziliani, tutti gli elementi, secondo il quadro ricostruito dagli investigatori e accolto nell'ordinanza di custodia cautelare dal gip, portano alle due figlie, Paola e Silvia e al fidanzato della maggiore, Mirto Milani, tutti e tre in cella da venerdì con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Quanto alla prima contestazione, va definita la modalità secondo cui il delitto sarebbe stato consumato: l'ipotesi investigativa prevalente sarebbe quella di un probabile soffocamento, a mezzo di un cuscino, facilitato da una condizione di stordimento derivante dall'assunzione di benzodiazepine. Farmaci che - stando a varie testimonianze raccolte, tra le quali quelle delle stesse figlie - Laura Ziliani non ha mai assunto in precedenza, ma che dall'esame tossicologico sulla salma della donna sparita a Temù l'8 maggio scorso è presente in varie parti del corpo.
Una circostanza che porterebbe a credere gli inquirenti che le sia stato somministrato - in un'unica soluzione o dilazionato nel tempo? - dalle figlie e da Milani. Il fatto che la maggiore delle sorelle sia fisioterapista in una struttura per anziani e potesse avere qualche familiarità con simili farmaci non viene trascurata dagli investigatori.
Ma da chiarire resta anche un altro aspetto che potrebbe rivelarsi dirimente: vale a dire il nascondiglio in cui è stato riposto il cadavere per i tre mesi intercorsi tra l'8 maggio, il giorno della scomparsa dell'ex vigilessa di Temù, e l'8 agosto, ossia il giorno in cui il suo corpo senza vita (e senza vestiti, se si esclude l'intimo) è riaffiorato sul greto dell'Oglio «tra gli sterpi, parzialmente coperto da rami e detriti naturali» scrive il gip nell'ordinanza. Dall'autopsia, il medico legale approda alla conclusione che «appare poco probabile che il cadavere sia rimasto per un lungo periodo di tempo nelle condizioni ambientali che caratterizzavano il luogo di ritrovamento (luogo all'aperto, esposto all'azione della macro e della microfauna».Quale luogo? Non lo sanno gli investigatori, che tuttavia, per lo stato di conservazione del corpo possono escludere che il cadavere sia rimasto a lungo in acqua (non c'è saponificazione, annota il gip) e partire da un punto fermo: «Il corpo di Laura Ziliani, non sottoposto ad agenti atmosferici, è stato preservato grazie alla sua collocazione in luogo certamente incompatibile con quello di rinvenimento». Molto probabile che si sia trattato di un luogo ben celato ad occhi indiscreti e forse ermeticamente sigillato se è vero che l'odore dovuto alla sopraggiunta putrefazione del cadavere è quello che ha attirato sulla sponda dell'Oglio i cicloturisti che lo hanno scoperto: possibile che un odore simile possa essere altrimenti sfuggito a investigatori o altre persone?
Un vero e proprio rebus, attorno al quale si concentrano gli inquirenti: riuscire a individuare il nascondiglio potrebbe portare ulteriori elementi accusatori a carico degli indagati che a breve dovranno anche comparire davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia.
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