Kirghizistan-Valcamonica, un’ alleanza nel segno dell’arte rupestre
L’ambasciatore Taalai Bazarbaev e il console Sultan Barakonov della Repubblica del Kirghizistan hanno visitato ieri la Valcamonica, in particolare Capo di Ponte, il Centro camuno di studi preistorici e i siti d’arte rupestre.
Sono stati accolti dalle istituzioni e dagli studiosi, con l’obiettivo di sottoscrivere un memorandum di cooperazione scientifica tra i due territori, così ricchi di testimonianze antiche. Non solo, il fine è anche porre le basi per creare un ponte di collaborazione, amicizia e reciproco sostegno fra i siti rupestri della Valcamonica e del Kirghizistan. Il Paese dell’Asia centrale, che sorge lungo la Via della Seta, possiede infatti siti molto ricchi, del secondo millennio avanti Cristo, ma recenti ricerche stimano una presenza ancora più antica.
L’accordo
Le due delegazioni, quella camuna e quella asiatica, hanno ipotizzato che già nei prossimi mesi potrebbe partire un’attività di cooperazione scientifica e scambio. I diplomatici sono arrivati in Valle nel primo pomeriggio, accompagnati dall’ex parlamentare Marina Berlinghieri che qualche tempo fa era stata in Kirghizistan e aveva parlato del sito Unesco camuno, stabilendo un primo collegamento.
L’incontro è stato con il presidente del tavolo Unesco della Valcamonica, con il presidente e con l’assessore alla Cultura della Comunità montana e con i rappresentanti del Centro camuno, a partire dal presidente Federico Troletti, per la firma dell’accordo di collaborazione. A seguire è stata effettuata una breve presentazione delle aree rupestri del Kirghizistan e, in conclusione di giornata, non poteva mancare un assaggio dei prodotti tipici del territorio camuno.
«Il Centro camuno è impegnato da oltre sessant’anni nella ricerca, documentazione e divulgazione dell’arte rupestre - ha dichiarato Troletti - quale fondamentale manifestazione della cultura umana. Abbiamo un archivio ricchissimo e unico, con centinaia di siti con arte rupestre di tutto il mondo e una biblioteca specialistica con oltre 50 mila volumi. Inoltre organizziamo ogni anno il ciclo Recording rock-art fieldwork, rivolto a studenti e ricercatori da tutto il mondo, diffondendo a livello internazionale il metodo e le tecniche di documentazione dell’arte rupestre concepite in Valcamonica».
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