Valcamonica

Incudine, «Nessuno ha sparato al labrador»

Il referto dell’Istituto zooprofilattico smentisce le ipotesi della proprietaria di Susy
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Il labrador Susy non è morta per tre colpi di arma da fuoco. Ieri mattina l’istituto zooprofilattico di Brescia ha inviato al Comune di Incudine gli esiti dell’autopsia condotta sulla carcassa del cane, la cui padrona, la signora Elena, aveva denunciato ai carabinieri l’uccisione. Il referto parla di un cadavere in avanzato stato di decomposizione, che non presenta alcun segno di arma da fuoco; la morte potrebbe quindi essere determinata dall’investimento di un veicolo o da cause naturali.

Si sgonfia così il caso lanciato dalla proprietaria di Susy, che aveva accusato ignoti di aver sparato «due colpi alle gambe posteriori per fermarla e uno alla gola per finirla per il solo torto di aver corso sui prati di qualche pastore della zona».

La signora Elena, con una mail inviata al nostro giornale, sosteneva esserci qualcuno a conoscenza dei fatti: «C’è chi sa: una persona, indicatami dal Comune e a cui io ho già telefonato, sapeva che la mia Susy non era stata uccisa per un incidente stradale; lui sa chi è stato e ora i carabinieri indagheranno».

In seguito alla denuncia, i carabinieri di Vezza d’Oglio hanno ordinato la riesumazione, per effettuare l’autopsia e stabilire le cause precise della morte. Il comandante della Polizia locale dell’Unione, Giacomo Giorgi, i cui agenti avevano rilevato il microchip del cane, aveva da subito consigliato la prudenza, chiedendo di aspettare il referto prima di lanciare accuse.

«Non ci sono tracce di proiettili - conferma il sindaco Bruno Serini -. Quando la proprietaria s’è presentata in Comune le avevo dato tutta la mia solidarietà, visto che anch’io sono un amante dei cani e capivo la sua sofferenza. È stato un po’ azzardato colpevolizzare un paese d’aver compiuto un gesto tanto barbaro: ci sono diversi cittadini risentiti». Giorgi rincara poi la dose: «Prima di fare allarmismi e lanciare accuse, le cose andrebbero verificate».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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