Valcamonica

In Valle 400 persone con don Mazzi

Per l’annuale «capitolo» si riuniscono i progetti attivi nel mondo contro le tossicodipendenze
L’abbraccio. Fortunato Pogna con don Antonio Mazzi nella base di Edolo
L’abbraccio. Fortunato Pogna con don Antonio Mazzi nella base di Edolo
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La grande famiglia di don Antonio Mazzi, Exodus, conquista la Valcamonica. Fino a domenica circa 400 persone da tutta Italia, e alcuna anche dall’estero, arriveranno a Edolo per il «capitolo», l’incontro annuale della fondazione Exodus, di tutte le case, comunità e progetti sparsi per il mondo.

È la prima volta che accade in Valle e lo si deve alla passione inesauribile di Fortunato Pogna, responsabile delle comunità camune, e del suo team. Quale futuro? Per quattro giorni i ragazzi, gli operatori, gli specialisti e i volontari della fondazione che si occupa di tossicodipendenze, staranno insieme, per domandarsi come vogliono attraversare i prossimi 365 giorni e per fare l’analisi dei dodici mesi appena passati.

I gruppi saranno ospitati alla base logistico addestrativa dell’esercito di Edolo, ma i partecipanti si muoveranno su tutta la Valle, grazie alle attività sportive. Don Antonio è arrivato già ieri: al mattino ha incontrato gli studenti dell’istituto Olivelli a Darfo, mentre nel pomeriggio ha messo a punto gli ultimi dettagli. «Il capitolo - spiega il sacerdote - è il nostro evento più significativo: offre l’identità dell’intera avventura di Exodus. Una volta l’anno ci raduniamo tutti per un esame di coscienza delle cose che non abbiamo fatto e per progettare le cose che faremo. C’è la gioia di ritrovarsi e tornare a guardarsi negli occhi dopo essersi sentiti per mesi solo attraverso il telefono».

Sabato plenaria con la verifica delle case e nel pomeriggio un «gioco», una sorta di caccia al tesoro suddivisi per gruppi, che coinvolgerà i partecipanti alla scoperta di Edolo; in serata la veglia e la Messa; infine domenica la plenaria, alla presenza delle autorità camune, e a mezzogiorno il termine dei lavori.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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