Il ricordo di «Seve» scolpito nella roccia della via Aldebaran
Una passione che non ha età, il ricordo di un amico da mantenere vivo, una vecchia linea tracciata sulla roccia. Sono questi i principali ingredienti della storia che ha per protagonista Angelo Ferraglio, alpinista bresciano già direttore della Scuola di alpinismo e scialpinismo «Adamello» della sezione di Brescia del Club alpino italiano.
La storia prende il via il 13 ottobre 1983, quando Ferraglio, in compagnia della guida alpina Severangelo Battaini, raggiunse la Val Daone, una delle porte di accesso al gruppo dell’Adamello dal territorio trentino. A catturare l’attenzione dei due amici, che da tempo si legano alla stessa corda, è la grande parete dello Scoglio di Boazzo, un affascinante bastione di granito sul quale si cimenteranno anche negli anni successivi altre generazioni di alpinisti bresciani.
Uno sguardo approfondito ha rivelato ad Angelo e «Seve» una linea di salita che nessuno ha ancora percorso.
Preparazione atletica, esperienza tecnica e capacità di lettura della roccia sono gli elementi di forza della loro cordata, assieme alla fiducia che ciascuno pone nell’altro. Il viaggio verticale è impegnativo ma giunge felicemente a compimento, e nasce così, battezzata con il nome di Aldebaran, una nuova proposta alpinistica di qualità.
L’itinerario si sviluppa per quasi 300 metri e propone una progressione entusiasmante lungo una successione di fessure, lame e placche, sulle quali si alternano tratti di arrampicata libera e artificiale. Per le sue difficoltà piuttosto sostenute la sua percorrenza viene consigliata a viaggiatori esperti. Quest’aura di rispetto per Aldebaran si è mantenuta fino ai nostri giorni.
A non essere più con noi invece è Severangelo Battaini, precipitato il 9 giugno 1991 sul Dosso Alto nella zona del Maniva durante lo svolgimento di un’esercitazione del Soccorso alpino. Una perdita che ha lasciato un profondo dolore nella comunità alpinistica bresciana, che ha voluto ricordarlo anche attraverso la dedica di nuove vie alpinistiche, e l’intitolazione della sala operativa di Marcheno del Corpo nazionale del Soccorso alpino.
Nel 2016, nella ricorrenza del venticinquesimo anno trascorso da quel tragico evento, anche Angelo ha desiderato ricordare l’amico. Ha saputo che l’azione inesorabile del tempo ha modificato quella storica via aperta assieme, l’erba e piccoli arbusti hanno messo radici nelle fessure, e i chiodi posizionati nel corso della prima salita sono meno affidabili.
È partita così l’idea di risalire, pulire e riattrezzare tutto. Il progetto ha richiesto tempo e impegno, le primavere di Angelo nel frattempo sono diventate settanta, ma la nobiltà dell’intento non ha fatto mancare amici che hanno messo a disposizione energie e attrezzature per realizzarlo. Le operazioni si sono concluse all’inizio del mese di agosto. Dalla linea di Aldebaran prosegue fino al cielo un pensiero affettuoso per Severangelo, nel solco di un’amicizia ancora viva e feconda.
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