Valcamonica

Il Parco dell'Adamello a settembre compie 40 anni

L’importante anniversario verrà celebrato in grande con una ricca serie di appuntamenti
40 ANNI PER IL PARCO ADAMELLO
AA

Le Case del Parco a Vezza e Cevo, l’osservatorio faunistico all’Aviolo, il centro faunistico per il recupero animali selvatici - unico in provincia -, la reintroduzione dello stambecco, la fitodepurazione nei rifugi e il recupero dei terrazzamenti. Fino al riconoscimento, nell’ultimo decennio, a Riserva della Biosfera Unesco.

Questi sono solo alcuni esempi degli interventi d’avanguardia che il Parco Adamello ha realizzato nei primi quarant’anni della sua storia. Quaranta candeline sulle quali il parco soffierà il 16 settembre, con un calendario di iniziative degno dei compleanni importanti. Una kermesse che prenderà il via dal primo giorno d’estate attraverso sette appuntamenti che racconteranno il territorio da diverse prospettive, spaziando tra spiritualità, musica, cultura, scienza e ambiente. Con la montagna e i suoi abitanti - ovviamente - sempre al centro.

La storia

Era il 1983 quando la Regione istituiva il Parco con la legge 79, nell’ambito delle neonate politiche di tutela delle aree protette a seguito del disastro di Seveso, uno dei più gravi della storia nazionale e causa detonante di un’accelerazione generale nelle politiche di salvaguardia ambientale.La gestione della nuova realtà fu affidata alla Comunità montana, che esercitò un’azione di mediazione politica e mise a punto diversi strumenti per il funzionamento del parco.

Oggi gli scenari ambientali e il contesto economico-sociale sono mutati, così come le sfide da affrontare, tra cui spiccano il cambiamento climatico, che sta lasciando il segno anche sul ghiacciaio dell’Adamello, e l’abbandono del territorio.

Sandro Bonomelli e Alessandro Panteghini, presidente e assessore della Comunità montana, hanno definito in modo chiaro gli obiettivi di questo importante 40esimo anniversario. «Il parco dovrà tornare a rendere forte un’idea di cultura montana che vada oltre la visione a volte incantata delle bellezze naturali e, allo stesso tempo, essere in grado di tenere i piedi per terra, aiutando gli abitanti a continuare a vivere la montagna».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato